Maria Saladino di Camporeale: una donna, una storia

(Biografia a cura di Francesco Billeci)

 

Maria Saladino è nata a Camporeale il 10 maggio 1920, figlia di Brigida Badolato e Francesco Saladino; apparteneva ad una famiglia di contadini che si dedicava, oltre all’agricoltura, anche alla pastorizia.

La madre di Maria era una donna vivace, energica e molto istruita rispetto alla cultura del suo tempo, dato che aveva aiutato il padre, segretario comunale, nel disbrigo pratiche dell’ufficio.

Suo padre durante la giovinezza aveva fatto il bandito, ma dopo i trent’anni aveva cambiato stile di vita facendo del bene e aiutando tantissime persone.

Maria Saladino ha vissuto un’infanzia spensierata a Camporeale, ma la sua sensibilità verso i poveri e gli affamati si è manifestata molto presto: infatti sin da bambina era buona e caritatevole col prossimo, soprattutto con quei poveri che bussavano alla sua porta per chiedere l’elemosina; allora lei donava del pane preso di nascosto dalla cesta della madre, ma anche farina, frumento, olio e altri generi alimentari.

Sin da piccola il suo sogno era quello di studiare e diventare maestra, ma le condizioni finanziarie della sua famiglia non erano per nulla floride. Nel 1934, dopo aver conseguito la licenza media, si è iscritta alla scuola Magistrale di Palermo dove ha conseguito il diploma e l’abilitazione ad insegnare. Nel 1940 si è iscritta alla facoltà di lettere dell’università di Messina ma si è trasferita a Palermo, riuscendo a laurearsi con il punteggio di 110.

In quel periodo ha potuto conoscere per esperienza personale il terribile volto della mafia: un volto livido e feroce, grondante di sangue, infatti proprio con i suoi occhi ha visto e assistito persone agonizzanti, colpite dalla mano del mostro che non perdona: a loro, ormai in agonia, lei prestava l’ultimo conforto.

Dopo la laurea, ha continuato per qualche tempo a vivere a Palermo guidando i suoi fratelli: preparava loro da mangiare, li aiutava nei compiti e svolgeva le faccende di casa; nel tempo libero si dedicava alla preghiera, alla visita dei Santuari e a qualche opera caritativa.

Amava frequentare la Chiesa Santa Maria di Gesù, ubicata tra le borgate di Ciaculli e di Belmonte Chiavelli, dove si conserva il corpo di San Benedetto il Moro, un francescano oriundo dall’Africa.

Proprio in quella chiesa una domenica mattina ha assistito ad un miracolo di San Benedetto: una ragazza sordomuta riacquistò l’udito e cominciò a parlare.

Nel 1939 ha avuto il primo di una serie di sogni mistici: incontrava Gesù, la Madonna, i Santi e parlava con loro. Nel libro “Sangue e Luce” racconta di aver incontrato per un lungo periodo di tempo Santa Rosalia con cui si scambiava parole affettuose e, quando si accomiatava, la baciava affettuosamente.

Nel 1943, durante una depressione ed un pesante esaurimento nervoso per il troppo studio, Maria racconta di aver incontrato di nuovo in sogno santa Rosalia: a lei stavolta ha chiesto la salvezza e il mantenimento dell’uso della ragione. La Santa rispose così: “Maria, non temere, avrai sempre l’uso della ragione, immancabilmente, fino all’ultimo sospiro” .

Santa Rosalia tornò a trovarla e a parlarle in altri sogni: durante il suo fidanzamento, quando le disse che, sposandosi, sarebbe andata contro la volontà di Dio; poi durante le prime scosse del terremoto del 1954 a Camporeale quando, in compagnia di Gesù, le annunciò che avrebbe benedetto le case dei camporealesi per preservarle dal terribile sisma che sarebbe arrivato; e ancora le apparve nel periodo di Natale, quando ha sognato che la Madonna e Gesù bussavano alla sua abitazione per incontrarla.

Maria Saladino ha chiesto l’intercessione di Santa Rosalia svariate volte ma in una di queste, proprio nel Santuario di Monte Pellegrino, ha assistito alla vivificazione della Santa che, abbassando la testa tre volte, ha guarito una sua cugina da un tumore allo stomaco.

Nel 1954, sognando Don Bosco, gli chiese la grazia di farle trovare un locale per le adunanze dei piccoli e nello stesso anno sognò San Carlo Borromeo, l’apostolo del catechismo dei fanciulli ed il consolatore dei malati, il quale le mostrò un bellissimo istituto gestito dalle suore di carità sito in prossimità della Chiesa della Madonna dei peccatori, e un altro istituto gestito invece da sacerdoti salesiani.

Spinta da quel sogno, Maria iniziò a cercare finanziamenti pubblici e dopo il fallito tentativo di ottenere dalla Prefettura di Palermo il contributo sperato, ebbe l’ispirazione di recarsi in America per raccogliere i fondi necessari per acquistare un terreno, indispensabile per la costruzione delle Opere Sociali che aveva in mente. Trovandosi il conto in rosso, poiché spendeva il suo stipendio in opere di beneficenza, iniziò a fare una raccolta di soldi in paese per affrontare le spese del viaggio e per pagare un ingegnere che redigesse un progetto con la planimetria e i prospetti; così nella primavera del 1961 è riuscita a partire per l’America in cerca di denaro: da Camporeale a San Diego, da San Francisco a New Orleans, e anche in tour con Frank Laine, ha trascorso un anno e mezzo subendo anche tante umiliazioni; ma con sacrifici e peripezie di ogni genere, è riuscita a raccogliere tredici milioni e mezzo di lire, utilizzati per portare a termine i suoi progetti.

E così dopo quaranta anni si era avverato il suo sogno: infatti, sui terreni acquistati, ha fatto edificare strutture per opere sociali. Si tratta di un terreno di 60.000 mq. in contrada San Calcedonio, dove oggi sorgono il centro sociale e i laboratori artigianali, e di un altro terreno di 2.500 mq. adiacente a Piazza Tenente Scaduto, dove sorgono il salone teatro, l’Istituto Don Bosco

( che all’epoca accolse circa cinquanta bambini tra i tre e dodici anni e che dal 1988 fu gestito dalle suore Salesiane ) e il campo sportivo.

Maria Saladino fu anche l’artefice di due “miracoli della pioggia”: il primo si manifestò quando un giorno entrando al Banco di Sicilia e incontrando don Cola, lo rimproverò perché non aveva mantenuto la promessa di darle cinquecento lire. L’uomo con voce piagnucolosa rispose: “Non piove, le spighe non possono svilupparsi, stanno seccando e dopo un anno di lavoro mieteremo solo i fasci di paglia!” Maria gli volse un sorriso e disse: “Voi ricchi chiudete il cuore alla carità e Dio chiude i cieli alla pioggia, ma facciamo una scommessa! Io pregherò per far scendere una pioggia abbondante, ma voi v’impegnate a darmi diecimila lire, anziché cinquecento”.

Il miracolo avvenne puntuale, la pioggia arrivò e don Cola perse la scommessa, ma non mantenne la promessa.

Il secondo miracolo avvenne quando pregò per far piovere durante la raccolta delle olive, per poter avere dal proprietario dell’uliveto dell’olio per i suoi ragazzi; ma l’uomo, proprio come don Cola, non mantenne la promessa.

Le visioni e i sogni mistici di Maria Saladino continuarono per altri anni: nel 1962, in ansia per la salute del padre malato, chiese la sua salvezza a Gesù, che la rasserenò dicendole che l’uomo avrebbe vissuto a lungo e che si sarebbe salvato dopo la conversione.

Nell’ottobre del 1963 Maria rivide in un altro sogno Gesù, questa volta vestito di bianco insieme a San Francesco D’Assisi; anche questa volta chiese salvezza per il padre a cui era tanto legata e per cui pregava ogni giorno.

A partire dal 1948 Maria svolse l’apostolato tra le sue alunne cercando di mettere in atto i principi del metodo educativo di don Bosco, cioè “ragione, religione, amorevolezza”; operava in un locale donato da una cittadina camporealese e faceva di tutto per prevenire il male con una sana educazione. Era sempre più convinta della validità dell’asserzione di Padre Flanagan, il fondatore della città dei ragazzi in America che citava: “Nel fondo del cuore di ogni uomo c’è una parte di un angelo e una parte di demonio, sono l’educazione e l’ambiente che sviluppano in noi o l’angelo o il demonio”.

Dal 1968 (a causa del terremoto del Belice) fino al 1971 ha svolto le sue lezioni nelle baracche costruite all’uscita del paese; terminate le lezioni, dedicava tutto il tempo libero ai ragazzi, s’intratteneva con loro per diverse ore al giorno ed attraverso giochi, letture, proiezioni, corsi di catechismo, cercava di elevare il tono morale della loro vita. Ma alla fine dell’anno scolastico spesso rimaneva amareggiata, perché alcuni ragazzi, non curati da nessuno e a contatto con un ambiente malsano, diventavano cattivi.

Nel 1976 ebbe in consegna il centro sociale realizzato dopo tredici lunghissimi anni di burocrazia, di lotte e sacrifici e nel 1981 grazie ai cantieri di lavoro finanziati dall’Assessorato del Lavoro, riuscì a far ristrutturare la Casa del Fanciullo che, nel settembre del 1981, aprì le sue materne braccia a venticinque fanciulli, cinque dei quali orfani della mafia.

Maria riuscì anche a convertire alla legalità e alla fede cattolica molti figli di mafiosi; proprio uno di questi, durante una sparatoria, si salvò miracolosamente grazie ad un medaglione che lei stessa gli aveva regalato durante il catechismo e che aveva appeso al portachiavi: infatti il proiettile fu rimbalzato dal metallo che portava l’effige della Madonna di Lourdes.

Ma l’amore di Maria, oltre che ad essere rivolto ai fanciulli, era anche rivolto ai malati e ai moribondi che soccorreva nei limiti del possibile facendo i conti con il suo stipendio d’insegnante. In quel contesto “nessuno moriva senza di lei”, infatti i vicini di casa del malato, oppure i parenti, ancor prima di avvisare il prete, cercavano lei, e lei correva a tutte le ore.

A Camporeale, un piccolo paese che si trova geograficamente al centro di tre province: Palermo, Trapani e Agrigento, ha trascorso tutta la sua vita, eccetto gli anni di studio a Palermo e la pausa americana.

Ben trentatré anni della sua vita li ha passati in mezzo ai banchi tra i fanciulli che ha amato come figli, e se da una parte cercava di farli crescere e di inserirli nella vita in maniera dignitosa, a volte facendoli diventare anche suoi apostoli, cioè caritatevoli e pieni di fede come lei stessa, dall’altra parte non smetteva di volgere il suo sguardo verso il rispetto della legalità e della trasparenza. Durante la sua vita non ebbe mai paura di scagliarsi contro la mafia, fu operativa fino alla fine dei suoi giorni e passando spesso dalla risata al pianto e poi nuovamente alla risata, in un’ intervista disse: “Io della mafia non ho mai avuto paura, l’ho combattuta con la fede di Dio, io i mafiosi li ho presi in giro quando dovevo costruire il centro sociale; loro si stupivano perché non riuscivano a temermi testa, essendo io più forte di loro perché tenevo qualcosa che loro non avevano: la luce del Signore”.

Maria Saladino era anche scrittrice e poetessa; tra le sue opere ricordiamo “Bimbi senza sorriso” pubblicato nel 1991, “Sangue e luce” pubblicato nel 1995, “Un angelo sopra ogni tomba” pubblicato nel 1998 e poesie che volevano risvegliare la coscienza dei ragazzi, come “ Il cerbiatto ferito”.

Maria Saladino è morta il 30 Agosto del 2011 a Camporeale. Una folla immensa di persone ha partecipato ai suoi funerali; politici, fedeli, associazioni, liberi cittadini hanno dato l’ultimo saluto ad una piccola grande donna: “Maria Saladino, a matri di li senza matri, l’angelo dei poveri, l’ambasciatrice della vita, il cuore dei bimbi senza sorriso”. Alcuni cittadini raccontarono che il giorno che spirò, una colomba bianca entrò nella sua camera e non volle più uscire come se volesse vegliare sul suo feretro.

Nel 2014 è sorta a Camporeale l’associazione “Age Maria Saladino” che alla data odierna porta avanti il suo nome; poi è stato creato da alcuni fedeli su Facebook il gruppo “Amici di Maria Saladino” per tenere sempre vivo il suo ricordo.

Il 27 Gennaio 2019, presso il Baglio dei Gesuiti di Camporeale, si è svolto un seminario a lei dedicato sul tema: “Educare alla libertà: l’opera di Maria Saladino”.

Il 6 giugno del 2019 le è stato dedicato un concorso internazionale di poesie organizzato dal Comune di Camporeale in collaborazione con l’associazione culturale Billeci, con l’associazione Age Maria Saladino e con il patrocinio gratuito della Regione Siciliana.

Nel 2019 sono state avviate le richieste per le procedure ecclesiastiche previste dal codice di diritto canonico per le indagini del riconoscimento della santità di vita di Maria Saladino.

 

Francesco Billeci, Borgetto 20-06-2019

 

Bibliografia essenziale:

 

– Maria Saladino, Bimbi senza sorriso 1991

– Maria Saladino, Sangue e luce 1998

A Camporeale è considerata una santa – Rubrica Cara famiglia i lettori si raccontano

carafamiglia@famigliacristiana.it

Ricordando Maria Saladino, Video del Seminario 27-01-2019 Camporeale

In ricordo di Maria Saladino, Parlamento della Legalità – 11 Settembre 2011

– Associazione Age Maria Saladino

– Gruppo Facebook Amici di Maria Saladino

– Pagina Facebook di Gaetano Solano

– Maria Saladino. La storia di una vita alla conquista della santità laica

24 Settembre 2011 – www.vivienna.it Articolo di Ferdinando Russo

– www.monrealenews.it

Maria Saladino – una storia siciliana www.ritaatria.it/lestorie

– Si ringraziano Anna Vaccaro, Daniele Saladino, Palma Civello, Gaetano Solano, Padre Francesco Di Maggio, Padre Giuseppe Gradino, Graziella Di Giorgio, Antonio Barracato, Padre Luigi Accardo, Gigi Cino Sindaco di Camporeale.