“In direzione ostinata e contraria- L’altra faccia di Scampia” di Davide Cerullo

(A cura di Sabrina Santamaria)

Ho riflettuto parecchio sull’ostentato disagio socio-culturale di Scampia e mi sovvenivano la valle delle “ossa secche” di Ezechiele e la resurrezione di Lazzaro, le ossa divennero un esercito con corpo e anima e Lazzaro dopo giorni dalla sua morte uscì dal suo sepolcro quindi l’impossibile non si impadronisce di una sorte che ci sembra  beffarda.

Nessuno di noi sceglie il luogo dove nascere e crescere. Sappiamo che le vicende della nostra vita si forgiano in base alle esperienze che hanno formato il nostro carattere. A volte immaginiamo modelli di infanzia impeccabili, un po’ al pari di “David Copperfield” di Charles Dickens, invece, la realtà quasi sempre si discosta da certi paradigmi che imperano nella nostra mente. Testimone verace è Davide Cerullo il quale può raccontare la sua infanzia e la sua adolescenza a dir poco idilliache,  un autore da stimare e apprezzare, non solo per il suo stile narrativo, ma, anche per la sua storia che meriterebbe una produzione cinematografica dedicata interamente alla sua forza di riscatto e al suo coraggio, sicuramente Cerullo è un uomo pregevole e un grande esempio per i ragazzi di oggi infatti egli è la dimostrazione empirica di un cambiamento; cresciuto fra le strade di Scampia a Napoli, fin da piccolo è stato adottato dalle cosche mafiose del quartiere. Davide ha conosciuto un mondo spietato dove  i soldi erano l’unico dio da venerare, poco importava se per possederli bisognava esercitare violenza su violenza, cattiveria su cattiveria, tuttavia pur immergendosi in quel lerciume riesce a emergere e a rinnegare quella sporcizia nel momento in cui il dono preponderante della parola umana e divina  ha attraversato ogni meandro più oscuro della sua mente e del suo cuore. Oggi Davide Cerullo è un  grande scrittore e ha fondato un’associazione “L’albero delle storie” proprio a Scampia per aiutare i giovani a crescere nel modo più sano e equilibrato possibile, mi è capitato di osservare diverse foto dei bambini che giocano con gli animali, le attività di lettura e scrittura creativa che il nostro autore svolge sono davvero encomiabili. Il nuovo libro “In direzione ostinata e contraria- L’altra faccia di Scampia”  riassume gli snodi salienti degli sforzi di Davide Cerullo uniti, fra l’altro, alle sue poesie riflessioni che compungono fortemente l’animo umano; l’intento del nostro poeta e scrittore è quello di costruire ponti invisibili sorretti dalle fondamenta della lealtà, genuinità, cultura e riflessioni di ampio respiro. Questa ultima pubblicazione è impreziosita da frasi e aforismi di autori che sono ricordati perché le loro opere sono dei classici della letteratura, Cerullo si definisce un “operaio della parola” e non un maestro, però, a mio parere, la letteratura come sangue nelle vene lo attraversa e non lascia scoperto nemmeno un brandello del suo corpo. Il titolo “In direzione ostinata e contraria- L’altra faccia di Scampia” sta a sottolineare che esiste una Scampia diversa da quella che ci rappresentano i social e da quella che  noi immaginiamo, infatti chi non vive in un luogo non ha  la reale percezione dello stesso fin quando non fa esperienza sul campo; i social ci mostrano solo una faccia dei quartieri di Napoli indicandoli velatamente con aggettivi  periferie “malfamate”, “degradate e degradanti” e i residenti  sono descritti in modo tale da farceli pensare “reietti”, “emarginati” e “dannati”  martiri di  un destino che ha già  scelto per loro invece l’autore ci mostra un’altra “faccia” di Scampia quella che i perbenisti tendono ad adombrare tanto è vero che alle Vele abitano, pure,  persone oneste, operai che non hanno risorse economiche, ma vorrebbero che i loro figli studiassero, quindi esiste una parte di Scampia laboriosa, pronta a crescere culturalmente e l’azione di Cerullo è volta a mettere in risalto questo aspetto per dar voce a tutti coloro i quali vertono in questa dimensione contraria, le Vele non sono mafia, morte e distruzione, c’è una percentuale della popolazione che prosegue una direzione opposta, e il poeta fornisce degli ottimi incentivi per questa ragione è stato anche definito da qualcuno un “mago”. Le sue riflessioni(racchiuse nel libro) hanno un impatto sociale di rilievo in quanto mettono in luce i meccanismi contorti di alcune menti politiche “ben pensanti” e ipocritamente “garantiste”, condividendo gli ideali della lotta non violenta svela l’assurdità di un provvedimento politico che vorrebbe abbattere le Vele, come se con la rimozione  del “problema visibile” svanisse, di colpo,  lo svantaggio socio-culturale, purtroppo, ancora presente a Scampia, invece la migliore arma è la cultura, ovvero la crescita intellettuale di una determinata area geo-politica, il vero obiettivo dovrebbe essere  quello di promuovere  la mobilità delle classi sociali. In alcune pagine del testo Davide Cerullo si smaterializza e prende sostanza l’humus delle Vele, man mano che mi inoltravo nella lettura, capitolo dopo capitolo, mi sembrava di respirare l’energia dell’autore il quale per alcuni attimi chiude gli occhi materiali del lettore e  gli permette di scrutare l’orizzonte accompagnato dall’animo della speranza proprio per questo motivo chi descrive Scampia non deve mai restituire uno specchio  che riflette la violenza, rappresentare  e narrare la crudeltà sarà sempre un boomerang anzi trasmettere un certo stereotipo di alcuni quartieri genera cancrena nell’immaginario collettivo, ragion per cui la serie TV “Gomorra” è diseducativa e non fa germogliare i semi sparsi da alcune persone, come Davide, i quali stanno seminando con lacrime e insegnano ai giovani valori e contenuti sani, dunque riprodurre certi orrori non è socialmente  propedeutico, bensì deleterio perché suggerisce ancor di più l’idea aberrante secondo la quale è convenevole l’esistenza degli “esclusi”  vittime della violenza, forse, in fondo, tutto questo serve a mantenere lo status quo? E se il pratico inerte venisse smontato dalle radici probabilmente davvero tutti potrebbero avere uguali opportunità?  D’altronde Don Milani lo diede a intendere che le istituzioni fanno “parti uguali” fra diseguali.  Il “ruolo della vittima privilegiata” è un’altra malattia del nostro secolo e il nuovo saggio di Cerullo senza trucchi e inganni svela questi falsi miti; possiamo emanciparci da certe condizioni, nulla è immutabile, non esistono nettamente il carnefice colpevole da trucidare e la vittima da salvare, al di là di queste polarizzazioni dovremmo imparare a considerare l’essere umano come creatura, facente parte di un microcosmo e macrocosmo, entità agente, atta a evolversi e a plasmare l’ambiente circostante.  Davide Cerullo è l’archetipo dell’agire intellettualmente scevro dagli obsoleti residui di una carcassa risorta.

Sabrina Santamaria

Fonte: www.sabrinasantamaria.it