CELEBRAZIONI DANTESCHE

DEI

700 ANNI DALLA MORTE DI DANTE ALIGHIERI

Sono già iniziate le celebrazioni per i 700 anni dalla morte del nostro più grande poeta, Dante Alighieri, genio linguistico in assoluto, e genio poetico, padre della letteratura italiana. So, da parte mia, che non a tutti piace Dante, ma nessuno sa portare argomentazioni valide per confutarne la genialità e per non definirlo il Sommo Poeta, in assoluto, tra i poeti italiani, e io aggiungerei anche stranieri, scusate il campanilismo non retorico. Capostipite anche della tradizione letteraria italiana e maestro nell’uso degli strumenti metrici e retorici. Certo è che l’esilio da Firenze, le peregrinazioni per l’Italia, gli permisero di conoscere, dal vivo, le varie parlate della penisola, ma egli non accettò, tuttavia, ogni sorta di vocaboli, e scelse quelli che potevano portare a una possibile unità linguistica. Per la Commedia egli scelse il verso di 11 sillabe (endecasillabo) il più usato nella letteratura italiana dal Duecento a oggi. Dante lo aveva adottato dai poeti della Scuola Siciliana, e di questo andiamo molto fieri, noi che siamo siciliani e impegnati in campo culturale come poeti, scrittori, i quali a loro volta, lo avevano elaborato seguendo l’esempio della lirica provenzale e francese. Anche la strofa usata da Dante, la terzina, era già stata utilizzata nel sonetto, diffuso dalla Scuola Siciliana, e poi da quella Stilnovistica, e soprattutto nel serventese incatenato, componimento della poesia provenzale. La terzina dantesca, nella Commedia, diventa un’unità ritmica e sintattica basilare. Oggi il nostro italiano contemporaneo esiste come lingua nazionale, ed è diffuso dai grandi strumenti di comunicazione di massa, arricchito da neologismi e forestierismi indotti dalla modernizzazione, e non ha reciso le proprie radici col passato, circa il 56% delle parole oggi in uso è costituito da vocaboli duecenteschi, moltissimi dei quali riscontrabili nella Divina Commedia. Questa introduzione serve a comunicare a voi tutti, amici virtuali e non, soci del Cenacolo Letterario Italiano Via XXV Novembre, ai membri del gruppo della Corto Poesia Italiana e del gruppo Rinascita della Scuola di Federico II di Svevia, a tutti quelli che ci seguono fedelmente, per annunciare che noi, in quanto sezione convenzionata della città di Cefalù col Centro Lunigianese Studi Danteschi, ovvero CLSD, abbiamo intenzione di dare il nostro concreto contributo a queste celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri con tante iniziative, che potrete seguire, al momento soltanto sui social per l’attuale situazione di crisi dovuta al Virus covid-19, ma che potrete anche dare il vostro contributo partecipe in termini pratici, cioè sbracciandosi le maniche, letteralmente parlando, naturalmente per chi vorrà farlo, per aiutarci  e supportarci nelle nostre belle e coinvolgenti idee, di cui daremo ampia descrizione e tutti i dettagli, per potere non solo aderire, ma diventare voi stessi protagonisti di geniali creazioni sulla scia del sommo Dante e della materia dantesca. Detto questo, la prima delle nostre iniziative è stata creare e dare vita a quello che abbiamo voluto chiamare, insieme, sia io che il mio collaboratore, Antonio Barracato, rispettivamente Vicepresidente e Presidente del Cenacolo Letterario Italiano via XXV Novembre, il cosiddetto “POETRITTICO” DANTESCO. Un nuovo genere letterario che nasce dopo l’invenzione-creazione della nostra, già avviata, Corto-Poesia-Italiana. Il termine POETRITTICO nasce dall’unione dei due vocaboli Poesia e Trittico. La scelta del termine Trittico riconduce a un’unica opera pittorica o scultorea sacra, divisa in tre parti di cui, le due parti laterali, possono richiudersi su quella centrale. Abbiamo pensato all’arte sacra perché il tema dantesco è impregnato di un chiaro messaggio evangelico di salvezza dalle tenebre, di fede e spiritualità. Poi, anche perché, il trittico è diviso in tre parti, come lo sono i versi di una terzina, di cui il verso centrale sarà più importante del primo e dell’ultimo verso. Ed ecco quindi la carta d’identità del POETRITTICO DANTESCO, ovvero la struttura che dovrà vestire la strofa per essere chiamata in tal modo. Il POETRITTICO è una lirica in tre versi endecasillabi, per essere in sintonia con la terzina dantesca. Essa deve avere un titolo, i tre versi endecasillabi devono terminare con una rima baciata, non potendo estendersi ad altre tipologie di rime, visto l’unicità di una sola strofa. Per quanto riguarda il contenuto, desidero essere molto chiara ed esplicita. Gli autori-poeti, potranno, sia utilizzare contenuti e termini della Divina Commedia, spaziando liberamente con i vocaboli e riferimenti danteschi. Ma anche quei poeti che vorranno semplicemente attenersi a una terminologia che rimanda al messaggio di spiritualità in generale, pur rimanendo in linea con il messaggio dantesco, potranno utilizzare nei loro testi termini come: pace, bene, peccato, dannazione, salvezza, inferno, paradiso, purgatorio, conversione, bellezza dell’anima, eccetera. Insomma tutti quei termini che possono aiutare gli uomini a seguire il cammino della salvezza, in linea anche con i sani principi e valori cristiani. A seguire ecco due esempi del POETRITTICO DANTESCO.

                                                                                         Dorothea Matranga

IL PECCATO

Mi ritrovai in una selva oscura

e tre fiere mi facevano paura.

La vinsi per la fede, ma fu dura.

                    Dorothea Matranga

INFERNO

Conobbi l’inferno dentro al cuore

per un amore dolce che non muore,

Mi consumavo perso nel dolore.

                   Dorothea Matranga