L’opera di Susanna Giannoni, la Farfalla donna, datata 2019 contiene il tema “contro la violenza delle donne”. Il titolo è: “ti amerò, a patto che mi lasci libera”, una tavola 30 x 30, con spartito originale, dipinto con acquerello. L’autrice così si esprime ” il colore e il creare sono la linfa della mia vita”. L’esame dell’opera, già all’esordio, fornisce l’idea della grande carica empatica dell’autrice, che mira a colpire l’osservatore, per creare una corrispondenza di emozioni e forti sensazioni. La tavola nasce dalla sovrapposizione di più elementi, tutti indispensabili per dare l’effetto finale che l’artista vuole conferire all’opera. Lo spartito originale, con il pentagramma su cui sono evidenziate le note sulla scala, e la musica scritta su di esso è la prima delle parti su cui dobbiamo, per forza focalizzarci, prima di analizzare le altre parti, sovrapposte e ad essa concatenate. La musica, nella tavola, non udibile come suono, ma visibile ci fornisce l’idea concreta dell’armonia che l’autrice si ripromette di creare. La musicalità, il ritmo musicale, la poesia fanno da sfondo a un’opera, per noi bellissima e magistrale, dal grande significato umano ed educazionale. L’immagine della donna, il suo volto con sopra la grande farfalla multicolori, che prende molto spazio sulla sua testa, come se vi si fosse posata sopra, o meglio risulta incastonata sul cuoio capelluto che non è visibile, mostra secondo noi, per la grandezza dell’insetto, addirittura di misura superiore al volto, che la farfalla è un’immagine mentale, il sogno della donna di volare via, come libera farfalla. La farfalla, a sinistra, ha le ali rosso carminio, tale elemento rappresenta il dolore, il patimento, la sua voglia di libertà confinata e sofferta dentro al corpo piegato e violentato; il sangue affiora nella testa come spinta centrifuga al sogno di rinascere farfalla, e trovare il coraggio di ribellarsi. Il colore rosso sfumato è evidente anche nella metà sinistra del corpo e nel viso. Un colore rosso che ascende e trova l’apice del dolore nella mente. L’altra ala di colore giallo è per noi il superamento della fase di sottomissione e il ritrovamento della forza di ribellione. Il titolo dell’Opera “ti amerò, a patto che mi lasci libera” contiene il termine “patto”. Un amore con un patto è un amore condizionato, non un amore del tutto gratuito, ma un amore che può volare via se il patto non è mantenuto e rispettato. Ma un amore così non è un amore libero e incondizionato, non è come deve essere l’amore, senza catene o costrizioni. La libertà di amare non può essere oggetto di un patto. L’amore deve essere una libera scelta. La parte destra del volto appare rigata da una linea che s’innesta sulla spalla. Per noi è la continuazione della zampina della farfalla che s’inoltra nel corpo femminile come a diventare un tutt’uno con l’elemento umano, che nel chiaroscuro dello sfumato dell’acquerello, evidenzia delle ecchimosi sulla pelle, segni di violenza sulla donna. Nell’ insieme, la tavola, appare come una conurbazione di forti emozioni che sprigionano da ogni parte del corpo, ed esprimono non solo il dolore fisico, ma soprattutto quello morale. Un grande messaggio educativo-visivo che colpisce l’osservatore, e rimanda al grande valore universale del rispetto dovuto a tutte le donne, ma anche il rispetto della persona umana in generale, all’insegna dei Diritti Umani.

             DOROTHEA MATRANGA