Ricordo di una scampagnata.

Ed era così che funzionava : sveglia la mattina presto, tuta comoda con annesse scarpe da tennis e noi sorelline giù dentro la macchina che si trovava dentro il nostro magazzino . Nostro padre era già lì che usava cassette vuote come contenitori e le metteva dentro il cofano della macchina, erano le cassette dove c’era stata la frutta che aveva venduto. Scendeva mia madre, ma quella sua non sarebbe stata una volta e via, sarebbe andata su e giù in modo da riempire il cofano con la pasta a forno, carne da arrostire, salsiccia e tutto quello che ci sarebbe servito per la scampagnata della Pasquetta .Noi aspettavamo in macchina con effetto domino: io sono la più grande e appoggiavo la testa sul finestrino, Mariella sulla mia spalla, Daniela sulla spalla di Mariella, un po’ addormentate ancora, ma profondamente unite dalla voglia di andare a giocare nell’ area attrezzata nel bosco della Ficuzza .Oddio la piccolina di meno … ma io e l ‘altra, che già litigavamo su chi dovesse tenere la palla, ne avremmo combinate delle belle. Sentivamo il su e giù, dal primo piano, della mamma ma non era compito nostro. Quello nostro era stato : svegliarci, lavarci, fare colazione e aspettare in macchina. Mia madre ci faceva credere che stare in macchina avrebbe accelerato i tempi, in realtà si trattava sempre di una questione logico – temporale – organizzativa : eravamo la prima cosa da portare, prima della pasta a forno, quindi ci sistemava per prima.Io e Mariella ci spazientavamo…la piccoletta no. Lei sempre serena. Lei era il bene …l ‘angelo della casa …io e l ‘altra due monelle. Ogni tanto ci chiedevamo se fosse stata adottata ma poi vedevamo troppa somiglianza fisica fra me e lei. Qualche dubbio mi è rimasto su Mariella, ma se non somigliava a me, somigliava a mia madre. Niente da fare tutte e tre figlie degli stessi genitori. Mia madre rimproverava noi due e la piccoletta si andava a nascondere nella stanzetta. Sì, perché mia mamma si trasformava durante i suoi rimproveri e lanciava palettate usando le mani ….a paletta, appunto. Alcune volte quando eravamo più distanti volavano anche ciabatte, ma noi le scansavamo tutte, c’ era tutto uno studio di traiettoria dietro e mia madre sbagliava consapevolmente! Credo che tutti i nuovi cartoni animati con le palle di fuoco in mano e relative trasformazioni siano state inventate dalla generazione delle nostre mamme che si sapevano improvvisare personaggi dai poteri magici pur di insegnarci l’educazione. E ce lo gridavano pure “Dovete imparare l’educazione”. La piccola nella stanza aveva imparato e noi vittime delle trasformazioni della mamma ancora no .Poi mia mamma lasciava noi, che manco a dirlo continuavamo a litigare , e andava a riprendere la piccolina sussurrandole parole dolci e noi sentivamo dirle ” Tu non c’entri amore mio, tu sei bella brava e intelligente, tu sei la mia bimba dolce e tenera, lascia stare le tue sorelle quelle sono monelle.” Ma comunque noi, le meritevoli di palettate, eravamo unite anche con la piccolina. Giocavamo con lei, la coccolavamo…l’ angioletto della nostra casa. Anche adesso è la più brava, anche la più bella. Si è laureata in tecniche della riabilitazione psichiatrica e anche nel suo lavoro è bravissima, parte del merito è anche nostro che le abbiamo dato tanto materiale su cui studiare. Certo che scherzo, ma non quando dico che io e le mie sorelle siamo state e siamo sempre l’una per l’altra. Siamo state cresciute nel miracolo dell’ amore, rispettose verso gli altri e verso la natura, con le tecniche educative che non erano della Montessori ma della Concialdi ( il cognome della mia mamma) che comunque ci hanno insegnato, nel bene e nel male, ad apprezzare i veri valori della vita. Bisogna ricevere amore per dare amore. E noi questa fortuna l’abbiamo avuta. Finalmente mio padre usciva la macchina dal magazzino e noi sentivamo odore di pasta a forno …noi due …per la piccolina che non mangiava nulla e si nutriva d’ aria, era solo puzza. Il tempo della strada le sarebbe passato seduta davanti, con il finestrino aperto per evitare il vomito. Mio padre, mentre, ci intratteneva con una filastrocca su uno strano Re : “C ‘ era na’ vota un Re, pite’, bafe’, viscottu e mine’ ca avia na’ figghia pitigghia, bafigghia, viscottu e minigghia ” che metto in calce per togliervi la curiosità. La filastrocca è bellissima ma fatto sta che quel poco latte che mia sorella aveva bevuto a colazione, lo vomitava puntualmente. E mentre i miei genitori tenevano la fronte alla piccola, io e quella ci tiravamo pallonate dentro la macchina che era diventata più larga senza di loro. E litigavamo su chi doveva essere il Re pite’ e chi la figghia pitigghia, senza capirne ovviamente il significato. Finalmente arrivavamo …mio padre cercava il solito posto e lo trovava accanto ad altri sconosciuti ma sarebbero bastate poche ore assieme per aver chiaro vita, morte e miracoli di ogni componente della famiglia, a noi siciliani basta poco per essere amici, anche un barbecue da condividere. Sembravamo coinquilini di un grande palazzo a girare …io e la pazza andavamo a cercare amici per giocare, il verde dell ‘erba fragorosa e incolta si piegava al nostro passaggio mentre altra era già stata calpestata e l ‘odore sapeva di spensieratezza….giornata a giocare a ridere e a divertirci. La sera tardi tornavamo in macchina ad aspettare che i nostri genitori sistemassero tutto ma stavolta anche noi avevamo fatto il nostro dovere : ripulire la natura dall’ umano. Lasciavamo tutto pulito così come lo avevamo trovato.Non appena mio padre accendeva la macchina per partire verso casa cominciava la lite non su chi si dovesse lavare per prima, ma sul fatto che noi, e questa volta nessuna esclusa, non volevamo proprio lavarci perché eravamo troppo stanche e allora avevamo il coraggio di dire : “Mamma, ma noi siamo pulite!” A casa ci lavavamo con gli occhi chiusi e la mamma ci dava una mano :” Forza bimbe.” A letto crollavamo, una sensazione di piena stanchezza mista a piena felicità si impossessava di noi anche nei giorni successivi. E non l’ abbiamo più dimenticata. Ho raccontato tutto questo perché ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di cose semplici e genuine. Perché ora più che mai le apprezziamo. Restiamo uniti, anche ricordare e scrivere possiamo fare mentre ci aspettiamo.Rosanna BadalamentiDiritti d’autore riservati C’era ‘na vota ‘nu reC’era ‘na vota ‘nu re, pité, bafé, viscottu e minéc’avìa ‘na figghia, pitigghia, bafigghia, viscottu e minigghia.Sta figghia, Pitigghia, bafigghia, viscottu e minigghia,avìa n’aceddu, piteddu, bafeddu, viscottu e mineddu.Gn’jonnu st’aceddu, piteddu bafeddu, viscottu e minedduabbulàu supra li casi, pitasi, bafasi, viscotta e minasi.Allura lu re, pité, bafé, viscottu e miné rìssi:“A cu’ trova l’aceddu, piteddu, bafeddu, viscottu e minedduci dugnu a me figghia, pitidda bafigghia, viscottu e minigghia”“Ju truvai l’aceddu, piteddu bafeddu, viscottu e mineddu”ci rìssi ‘n carusu, vavusu, fitusu, viscottu e minusu.Allura, lu re, pité, bafé, viscottu e miné ci rìssi,“E ju pi n’aceddu, piteddu bafeddu, viscottu e mineddu,ti ràva a me figghia, pitidda bafigghia, viscottu e minigghia?Ah! Vattinni, vavusu, fitusu, muvvusu, viscottu e minusu.”

95Rosanna Vicari, Giuseppe Tamburello e altri 93Commenti: 20Mi piaceCommenta