“L’angolo della poesia” dedica una puntata speciale al poeta Pietro Pinzarrone, pilastro della poesia di Chiusa Sclafani.

“L’angolo della poesia” condotto dal poeta Francesco Billeci per la regia di Antonio Barracato, dedica una puntata al poeta Pietro Pinzarrone nato a Chiusa Sclafani il 22.08.1947 ed ivi residente.

La professione di Vigile Urbano nel suo Comune lo ha portato a stare in mezzo alla gente da attento osservatore ne ha descritto i lati caratteristici, componendo poesie che custodiva nei suoi cassetti e da quando è stato collocato in quiescenza si è dedicato alla diffusione delle stesse in diversi raduni. Le sue liriche hanno riscosso sempre buoni giudizi di critica e di pubblico. Pietro Pinzarrone preferisce scrivere le sue poesie nella parlata siciliana chiusese perchè gli viene più facile esprimere i suoi sentimenti e le sue sensazioni.

Ha conseguito parecchi riconoscimenti in premi letterari a carattere nazionale ed ha preso parte a numerosi reading poetici ed eventi culturali. Fa parte del Cenacolo Letterario Italiano via 25 Novembre Cefalù ed è socio Onorario dell’Associazione Culturale Billeci di Borgetto. Ha pubblicato nel 2018 la silloge di poesie dal titolo: “Le Poesie Del Pozzo” edizioni Museo Mirabile di Marsala e nel 2020 la silloge di poesie “Il Meglio di me” con la casa editrice Edizioni Billeci di Borgetto. “Il Meglio di Me” – scrive il poeta, scrittore e prefatore Francesco Camagna di Marsala – pregevole antologia poetica, raccoglie gran parte della produzione letteraria, fino ad ora rimasta inedita, del poeta, nativo di Chiusa Sclafani, Pietro Pinzarrone. L’omonima collana di libri di poesia, proposta all’attenzione dei lettori dalle Edizioni Billeci, si arricchisce di un ulteriore, interessante contributo.

I versi di Pinzarrone  sembrano attinti, con alacre pazienza e delicatezza, dalla sorgente preziosa che è la vita. Ci offrono un racconto delle sue esperienze, delle sue gioie e delusioni, dell’amore, dell’attesa, della speranza, della fatica quotidiana dell’esistere. Versi limpidi, a cui il paese natale dona il radicamento geografico, territoriale, l’ambientazione, lo strumento comunicativo rappresentato dalla sua parlata ricca e colorita ( non a caso egli nei suoi componimenti ne rivendica l’unicità  e la diversità rispetto alle altre parlate isolane, non condividendo in alcun modo ogni pretesa di ridurre ad una artificiosa unità le tante manifestazioni ed espressioni del dialetto siciliano).

Chiusa, come luogo della memoria e della poesia, è protagonista con le sue chiese, le sue piazze, i suoi cortili, i bevai, perfino con le specialità gastronomiche. Un patrimonio culturale che meriterebbe di essere maggiormente custodito e valorizzato, anche al fine di favorire lo sviluppo del turismo.

L’iniziazione poetica è avvenuta piuttosto tardi, la sua vita lavorativa è trascorsa con indosso una divisa da vigile urbano, ma le esperienze vissute  in questo contesto gli hanno consentito di conoscere meglio e più a fondo pregi e difetti del suo paese e dei suoi abitanti. Quando ha interiorizzato tutto ciò che ha avuto modo di osservare negli anni, c’è stato l’incontro con la scrittura creativa, si è appassionato in maniera profonda e autentica, ha scoperto la poesia: un amore inaspettato, improvviso e travolgente.

Nei suoi versi Pietro ci racconta tanti aspetti della sua vita: la sua fede, la faticosa condizione dell’essere un nonno che accudisce i suoi nipoti, il poco tempo che gli resta per occuparsi delle tante cose che vorrebbe fare, l’amore per la sua donna, il sogno di un mondo diverso e migliore rappresentato dal  desiderio irrealizzabile di agire e incidere sulla realtà e sulle sue storture andando oltre i limiti della propria condizione.

Anche le contraddizioni della società trovano il loro svolgimento nel paese natio. Una sorta di teatro vivente e palpitante in cui va quotidianamente va  in scena la commedie delle ingiustizie, dell’arretratezza, dei rituali perversi, dei drammi sociali. Argomenti che Pinzarrone affronta  sempre con delicatezza di toni e accenti, talvolta con un tocco sagace di pungente ironia.

Tanti i temi trattati, dunque, nella cornice di Chiusa Sclafani e nella poesia di Pinzarrone.

Temi che trovano una sintesi e una soluzione nella ricerca della pace interiore in una dimensione di autenticità dei sentimenti, in una sorta di giardino del poeta, luogo dell’anima, dove coltivare e far crescere, vigorosa e rigogliosa, piena di frutti, la pianta della bellezza e dell’armonia.

Pietro Pinzarrone – scrive Antonio Barracato, presidente del Cenacolo Letterario Italiano-  persona umile, generosa, scrive per passione cercando di far parlare attraverso i suoi versi  il suo cuore senza alcuna vana gloria.

Il suo linguaggio è semplice, stringato, spesso arricchito da rime alternate, ricamato sul tessuto linguistico vernacolare  chiusese. 

Il suo carattere riservato spesse volte ha frenato la sua volontà di proporsi al pubblico e di confrontarsi, tenendo  tutto conservato nel cassetto. Di recente, però,  grazie alla sua partecipazione a dei recital  organizzati da varie associazioni culturali di cui fa parte, il poeta ha sedato un po’ la sua timidezza iniziale facendoci conoscere il suo stato d’animo.

Le tematiche trattate nelle sue liriche affrontano innumerevoli argomenti: dall’amore, alla politica, al comportamento  spesso volte sfuggente dell’essere umano, alle problematiche sociali.  A tratti il poeta diventa anche ironico nel sottolineare l’ambiguità e l’aggressività dell’uomo sino ad approdare a problematiche  esistenziali.

Pietro Pinzarrone è figlio d’arte, infatti, anche il padre scriveva poesie, ma ovviamente tutt’altro genere, lui invece è frutto dei nostri tempi, quindi le sue liriche sono immediate ed estemporanee. 

Il suo verso da pacato ed amorevole a volte sa diventare ribelle,  riuscendo a trasportare il lettore come un fiume in piena.

Entrando nelle poesie che fanno parte di questa silloge  non posso non soffermarmi alla prima lirica dal titolo “Cumu parlu scrivu”:

“…Nun sugnu laureatu e mancu diplomatu

di quann’era nicu àiu sempri travaghiatu

lu studiu, pi mia fù un insuperabili scogliu

picchissu scrivu comu parlu e spissu sbagliu…”

Il poeta mette subito in chiaro la sua personalità, umile e ricca di pregnante concretezza, lo stesso  afferma che scrive come parla e spesso anche sbaglia.

E poi nell’opera  “A sagra di cirasi 2019”:

“…A Chiusa, si festeggia a sagra di cirasi,

chisti nostri, sunnu duci, nivuri e caddrusi,

semu junti a’ cinquantesima annata,

puru cu picca sordi sempri arrinisciuta.

Vennu tanta genti di paisi luntani,

vonnu assaggiari sti cirasi nustrani,

oltri li cirasi avemu atri prodotti genuini,

cosi fatti d’i nostri artigiani Chiusalini…”

L’orgoglio fa da padrone in questi versi, dai quali esce fuori lo spirito d’appartenenza al suo paese d’origine, vantando la qualità di un ’eccellenza della produzione di Chiusa Sclafani, le ciliegie. Così ci racconta della saga di questo frutto che si svolge nella sua cittadina e di quante persone accorono a questa bellissima manifestazione, ormai,  diventata da anni tradizione popolare del comprensorio.

E ancora lirica dal titolo “L’amuri”:

“…Poi finarmenti truvavu la me mità,

quannu la vitti nun potti chiù parlari,

mi parsi chiddra giusta, ed èra verità,

da calamita d’iddra mi fici attirari…”

Quest’opera rappresenta un inno all’amore vero, quello che ti toglie la parole, che ti entra nell’anima come una calamita  e che non ti lascerà mai.

Per concludere vorrei dire che l’uso del vernacolo aiuta spesso l’autore di una poesia ad essere più incisivo, nell’ esprimere dei concetti con parole forti ed intense che difficilmente si possono trovare nella nostra lingua ufficiale. Qualsiasi vernacolo locale siciliano, infatti, contiene pur nelle varie diversità espressive una forza intrinseca veramente straordinaria.

Seppure, qualcuno, spesso contesta l’uso del termine dialetto per riferirsi a quelle  lingue regionali italiane che darebbero un minor prestigio e dignità all’italiano, c’è da precisare che i vari  dialetti sono un utile  strumento di analisi per chi a vari livelli lavora per il salvataggio delle lingue minoritarie locali.

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