Francesco  Billeci, Il meglio di me , ed. Billeci

La silloge ”Il meglio di me” di Francesco Billeci racchiude poesie composte in più di un ventennio, pertanto non si crede di errare nel definirlo un diario dell’anima che affida alle parole  sentimenti ed emozioni , considerazioni e pensieri che l’iter quotidiano dell’esistenza riserva ad ognuno di noi, ma le parole nel momento stesso in cui esercitano la loro funzione esplicativa , concedono allo spirito una catartica gratificazione.                                                                                                                                                                                L’ amore, proposto in tutte le sue declinazioni, è il sentimento umano che maggiormente aleggia nella raccolta e spesso è  effettiva pienezza di vita, sentimento vissuto, goduto: ” Riecheggi nella mia vita \ afferri le mie mani \ incroci le mie dita \…\ resusciti la mia anima addormentata,\ …\ tutto è amore, questo è amore” (Questo è amore, pag.36), tal’altra piacevole  ricordo” Un’onda sullo scoglio è brivido improvviso \ ….\ riaffiorano come perle…\ impronte d’abbracci disegnati nella sabbia \ …\ il profumo della tua pelle tra le mie dita \…”( Perle sepolte dal tempo, pag. 11), oppure semplice aspirazione che trova già nell’apparire dell’oggetto dei desideri la sua gratificazione: “ Ti vedo arrivare limpida e fugace tra la folla danzante \ freme il mio cuore colmo di passione \ arso ed esausto assorbe la tua suadente luce \…,” (Tango d’amore, pag.143).                                                                 Però, essendo la poesia di Billeci un diario dell’anima, non solo il rapporto con l’altra è oggetto d’ispirazione, ma anche, per adoperare la terminologia freudiana ,dell’es  con l’IO che, sconfitto,  lascia libero flusso all’ espansione poetica di sofferenze, solitudini, dolori:” Scavo tra i lidi della mia memoria \ tra sogni e realtà \ fremiti e tremori \ nei silenzi della mia angosciante solitudine \ copione di un film del passato scatola vuota della mia vita, \…..”( Prati caldi della memoria, pag.169) .                                                                                 L’intuizione poetica di Francesco Billeci, comunque non rimane dentro i confini della sua esistenza,essa si espande, guarda intorno nel mondo circostante, condividendo e penetrando il contesto problematico della società attuale.                                                 Così, ad esempio, lancia il suo grido di angoscia e denunzia lo sfruttamento minorile :  “Bambino segreto,\ lasciato da solo in casa \…\  sottomesso senza fornire consenso \ esposto e coinvolto in attività illegali,\ delinquenziali e sessuali.\….” (Bambino, pag.167), le condizioni drammatiche dei migranti che con “flebili voci nel mare mugghiante “ intessono  i sogni con “nuove speranze \ tra sussulti,palpiti, fremiti  e tremori \…all’ombra di un verde barcone\…”( Migranti, pag.21), o ancora al malato di cancro  per il quale ormai “tutto è chemioterapia di fede in corsa contro il tempo|…” ( Vento gelido di un cancro, pag.22) ; insomma  il vivere odierno  con le sue poliedriche e drammatiche problematiche, concernenti anche la vita del singolo, talvolta sconvolta da malattie letali, emerge dai versi come balena dal mare indifferente della nostra società.                                                                    

Ma è possibile alla poesia raggiungere un obbiettivo che abbia anche una valenza etico- morale? Sì, forse: la poesia potrebbe rappresentare una change di salvezza, perché essa, come sostiene Fortini, attraverso una comunicazione il più possibile facile e diretta, è capace di consegnare un messaggio chiaro ai posteri.                                   E Francesco Billeci  ha seguito appieno la poetica del suddetto poeta, infatti                                                                      dal punto di vista stilistico-formale , la silloge si caratterizza per un ritmo riposato e musicale, per la limpidezza e la pregnanza del linguaggio che sa cogliere appieno il libero espandersi dell’ispirazione.

                                                                                                    Francesca Luzzio