Lo “scrittore delle piccole cose” e la sua Silloge “Frutti misti…”(Edizioni Billeci)

Sugnari

‘U suli calava,

e ‘a luna vaddava.

‘U mari cantava…

e ‘u ventu cuntava…

(Poesia Sugnari di Giovanni Malambrì, Silloge Frutti misti…pag 29)

La poesia è la porta, l’unica possibilità che ha il lettore per varcare la soglia della casa, metafora dell’anima, del poeta. Creare una fusione ellittica tra chi scrive e chi legge, spesse volte, non è un’operazione scontata perché, appunto, quando argomentiamo sui versi che le nostre muse ci ispirano   scolpiamo nero su bianco le nostre  emozioni e i nostri  sentimenti; di certo non si tratta  di trovare la soluzione a un’equazione logico-matematica. Le rime baciate della Silloge poetica “Frutti  misti…” (edita  da Billeci edizioni) trasportano gli animi sensibili verso l’imperscrutabile limbo dei ricordi e delle sensazioni del loro autore Giovanni Malambrì;  certamente ha un animo semplice e genuino tanto è vero che per certi aspetti gli ho attribuito l’epiteto  “scrittore delle piccole cose” ad esempio l’attenzione che mostra verso i dettagli che apparentemente potrebbero sembrarci insignificanti come il cappero, il presepe, il crisalide e una perla che nasce. Poeta pluripremiato in Sicilia e in Italia nei suoi versi dona se stesso  ai  lettori senza veli o fronzoli nella speranza che questi ultimi possano tentare di trovare la chiave per aprire i cancelli del suo andirivieni emotivo; sicuramente una delle ricette dei lettori, più attenti e innamorati della poesia, è l’empatia. Il titolo dell’opera è metaforico e tra le righe possiamo intravedere una sinestesia, in quanto accosta il senso del gusto( mangiare la frutta) al senso visivo (la lettura delle poesie e le immagini colorate vivacemente a esse accostate); metaforico perché la varietà  dello stile poetico malambriano si innesta con l’eterogeneità dei temi affrontati: l’incanto del panorama dello Stretto di Messina e delle Isole Eolie, il femminicidio, le stragi terroristiche, la Fede in Dio e  il dolore umano.  L’attaccamento del nostro poeta alle nostre radici messinesi è preponderante riuscendo a trasferire la medesima passione per il passato al lettore che  si impegna a tamburellare gli strumenti a percussione fra gli accordi musicali nel pentagramma sinfonico orchestrato dal nostro Giovanni Malambrì.  Nella Silloge, tuttavia, guizza un unico fil rouge che si amplifica nell’amore, è un leit motiv che armoniosamente si lega a ciascun testo poetico presente in “Frutti misti…”: amore per il creato: “Si picciriddu, donu da natura, chi a nostra terra ci fai fari figura.” ( poesia ‘U ghiappuru  pag 8) , amore per  l’essere umano: “ ‘Sti morti a tutt’i parti ann’a finiri, ‘u munnu voli ‘a paci e l’am’a diri. A tutti i populi dignità s’ava dari, picchì ‘a genti voli sulu amari.” (poesia Né banneri né culuri  pag 17), amore per il genere femminile e per i piccoli fanciulli: “La pietà non giudica, è un attimo di misericordia, senza condizioni, non vuole essere ricambiata. Il volto dei bimbi di Nizza, vittime innocenti di un mostro, dobbiamo solo immaginarlo”( poesia Il volto dell’innocenza pag 45), “Un bimbo con il viso dal mare appena carezzato, le braccia abbandonate, immobile nella morte.”(poesia Involontario attore pag 21)  “Dai fiato alla tua voce, non stare nel dolore, fai saper la verità, devi farlo per te ed anche per i tuoi figli”( poesia Essenza negata  pag 31), amore per il nostro dialetto messinese e, infine, amore per Cristo che ha dato la sua vita per noi infatti in “Non smettere di amarmi” tesse le sue lodi: “E tu Gesù, in quel momento, offrivi al Padre il tuo patimento e col sangue che versavi, con misericordia l’umanità salvavi.” (poesia Non smettere di amarmi pag 57), “Mi dugni ristoru e cunfortu, mi pruteggi a tutti l’uri, Tu si ‘u me Signori…” (poesia Tu ci si sempri pag 41). L’obiettivo ante litteram del nostro poeta Giovanni Malambrì è stimolare le nuove generazioni affinché possano innamorarsi della poesia, come valore supremo di espressione, e, soprattutto, del nostro dialetto messinese.

Sabrina Santamaria