I pennelli della speranza: l soggetti artistici arpeggiano   nelle tele

L’amore per l’arte della nostra pittrice e poetessa orchestra un coro solenne   naturale e luminoso allo stesso tempo; è come se la nostra con i suoi pennelli arpeggiasse agli inni di essenze spirituali. L’accostamento di colori caldi e freddi e di quelli primari con i secondari creano delle melodie accese, ambrate da bagliori di serenità e di speranza e, solo, così, l’osservatore sente dentro di sé una squisita arpa che si unisce all’unisono all’orchestra dei pennelli “accordati” dalla nostra

I pennelli della speranza: l soggetti artistici arpeggiano   nelle tele

L’amore per l’arte della nostra pittrice e poetessa orchestra un coro solenne   naturale e luminoso allo stesso tempo; è come se la nostra con i suoi pennelli arpeggiasse agli inni di essenze spirituali. L’accostamento di colori caldi e freddi e di quelli primari con i secondari creano delle melodie accese, ambrate da bagliori di serenità e di speranza e, solo, così, l’osservatore sente dentro di sé una squisita arpa che si unisce all’unisono all’orchestra dei pennelli “accordati” dalla nostra Carmen Crisafulli.

Sabrina Santamaria

Cenni biografici  di Carmen Crisafulli

Vive e opera a Messina. In più di trent’anni di attività ha prodotto opere di rilevante successo artistico. Nel 1983 è stata ospita  all’Expo mostra d’arte Internazionale di Bari. Molte sue tele si trovano al “Museo Internazionale dei Pittori Nails” di Cesare Zavattini. Ha partecipato alle Fiere Internazionali d’Arte di Palermo e Padova. Essendo, anche, una muralista ha dipinto circa 300 murales in tutta Italia. Nell’ambito delle manifestazioni “Città Spettacolo di Benevento” ha realizzato un importante murales e ha esposto per “Telethon” alla BNL di Messina. Con i suoi dipinti sono state realizzate  copertine di riviste come: “Giovani Amici” dell’Università Cattolica di Milano e il “Messaggero” dei ragazzi di Padova. Negli ultimi anni, Carmen Crisafulli, ha attribuito alla sua estrosa tecnica pittorica una “evoluzione” che conferisce alle sue opere una conferma ulteriore di luce, brillantezza, vivacità e corposità dei soggetti raffigurati.

Note critiche al dipinto  “La mia Messina”

Lo Stretto di Messina  è ammantato da foglie e piante stilizzate rese vivide da colori accesi che sottolineano la naturalezza genuina e spontanea della pittrice Carmen Crisafulli; il crepuscolo-aurora, nel cielo variopinto,  si dirama e si riflette nell’infinito del mare, il nostro mare che con la sua lieve brezza allieta l’animo di ogni messinese.  La nostra Carmen Crisafulli tinteggia con fantasia ed estrosità il panorama della nostra terra mediante un’osservazione scandita da sinfonie melodiose ambrate  che si impadroniscono soavemente del talento pittorico della nostra artista. La tela fortemente “imbevuta” del blu(nuance che infonde il senso dell’imponderabile e dell’infinito) pulsa con spasmi lucenti caratterizzati dai colori caldi come giallo e arancio(sfumature che trasmettono positività e voglia di rinascere). Il messaggio che si diffonde nella tela racchiude molteplici armonie melodiose che ricordano i canti omerici rivolti alla sua agognata patria Itaca; questo dipinto è impregnato dalle speranze  che nutre Carmen Crisafulli per la rinascita di Messina tanto è vero che le pennellate vivide navigano tra un’ambivalenza importante: l’aurora-crepuscolo. Messina rinasce o tramonta? La risposta dipende dall’occhio “indagatore” del quadro giacché la nostra artista regala ai suoi ammiratori libero arbitrio, ma, allo stesso tempo, li richiama all’attenzione affinché possano, nonostante le varie problematiche economiche e sociali, amare la città di Messina.

Sabrina Santamaria

Critica artistica al dipinto “L’ultimo sbarco a Lampedusa”

La corposità animosa dei soggetti  è tridimensionale, lo sguardo della donna “profuga”, considerata dall’opinione pubblica come reietta sociale, trasuda un travaglio tortuoso e angoscioso che è stato patito nel tragitto dall’Africa del Nord al Sud Italia; la sofferenza nei volti delle figure protagoniste del dipinto rappresenta la carica espressiva della tela infatti la vittoria su una  morte  quasi certa funge da contrasto ai colori accesi e fulgidi che si impadroniscono della madre e della bimba. La prima, però, è personificazione di uno struggimento e di un “reo” destino che ha riservato delle battaglie alla donna-madre, la quale, nonostante tutto, non si dà per vinta e non si rassegna alle incombenze del suo esistere, la bimba, invece, sublima il dolore e dona porti inconsueti di nuova vita affinché ogni uomo non rimanga vittima delle prigioni politiche imposte dai colletti bianchi e dai regimi dittatoriali che affliggono ancora alcuni paesi africani e asiatici. Di rilevante importanza è la scelta del genere femminile; sono due donne quelle raffigurate coraggiose e forti che si sostentano l’una con l’altra, oltre lo sfacelo morale e materiale, la mamma e la bimba si protendono verso un avvenire sognato e meritato. La realizzazione dell’opera si pone lo scopo di sfatare i miti dell’uomo eurocentrico e occidentale il quale si mostra come modello inimitabile invece l’artista si impegna a fare a brandelli le discriminazioni  di genere(in quanto è una donna che salva se stessa e la sua bimba) e gli stereotipi culturali che fanno indossare una corazza di un ego smisurato.  Il dolore è l’altra metà della gioia? Dopo la tristezza si potrebbero aprire i cancelli di un avvenire pacifico? Forse sì, la nostra Carmen Crisafulli ci invita ad abbracciare i nostri sogni e solo questi ci doneranno le chiavi per immaginare orizzonti rosei di serenità infatti l’atmosfera di “quiete dopo la tempesta” coccola lievemente l’animo di chi osserva il dipinto “L’ultimo sbarco a Lampedusa”.

Sabrina Santamaria

 Critica al dipinto “Maternità”

Siamo di fronte alla pietà di Michelangelo tramutata in dipinto? Per certi aspetti sì, in quanto è una madre che piange per la morte del suo bambino però in questo caso siamo di fronte a una figura comune, una donna in “carne e ossa”, tanto è vero che sono esaltati  la fisicità  e lo sconvolgimento umano che stritolano il cuore per la perdita subita. La fisicità del soggetto artistico è quasi manieristica e mi ricorda l’arte datata tra il tramontato umanesimo e le prime aurore del Barocco(come ad esempio il “Tondo Doni” di Michelangelo), ovviamente nel caso della nostra Carmen non si tratta di un’esagerazione stilistica o di una raffigurazione pacchiana, come spesso hanno lasciato intendere i critici riferendosi a questo movimento artistico. L’umanità e l’espressività della madre raffigurata nel dipinto è caravaggesca proprio il talento di Carmen Crisafulli la quale ha immortalato l’affetto, l’emotività della madre che versa lacrime di sangue, ciò che l’osservatore sente davanti al dipinto è l’impunibile  naturalezza del dolore umano che si identifica col pianto che non deve assolutamente incontrare il biasimo altrui.  Le lacrime usurate dal tormento materno potrebbero anche ricordare i patimenti della Madre Maria per il suo figliolo Gesù, ma la madre dipinta dalla nostra poetessa e pittrice è umana a trecento sessanta gradi; l’aura mistica e divina nell’opera aleggia esaltando l’essere umano in quanto creato da Dio tanto è vero che la madre non ha aureola e non si fregia di santità perché non le appartiene del tutto però ella   è il riflesso  dell’atto creatore del Santo Padre.

Sabrina Santamaria

Sabrina Santamaria

Cenni biografici  di Carmen Crisafulli

Vive e opera a Messina. In più di trent’anni di attività ha prodotto opere di rilevante successo artistico. Nel 1983 è stata ospita  all’Expo mostra d’arte Internazionale di Bari. Molte sue tele si trovano al “Museo Internazionale dei Pittori Nails” di Cesare Zavattini. Ha partecipato alle Fiere Internazionali d’Arte di Palermo e Padova. Essendo, anche, una muralista ha dipinto circa 300 murales in tutta Italia. Nell’ambito delle manifestazioni “Città Spettacolo di Benevento” ha realizzato un importante murales e ha esposto per “Telethon” alla BNL di Messina. Con i suoi dipinti sono state realizzate  copertine di riviste come: “Giovani Amici” dell’Università Cattolica di Milano e il “Messaggero” dei ragazzi di Padova. Negli ultimi anni, Carmen Crisafulli, ha attribuito alla sua estrosa tecnica pittorica una “evoluzione” che conferisce alle sue opere una conferma ulteriore di luce, brillantezza, vivacità e corposità dei soggetti raffigurati.

Note critiche al dipinto  “La mia Messina”

Lo Stretto di Messina  è ammantato da foglie e piante stilizzate rese vivide da colori accesi che sottolineano la naturalezza genuina e spontanea della pittrice Carmen Crisafulli; il crepuscolo-aurora, nel cielo variopinto,  si dirama e si riflette nell’infinito del mare, il nostro mare che con la sua lieve brezza allieta l’animo di ogni messinese.  La nostra Carmen Crisafulli tinteggia con fantasia ed estrosità il panorama della nostra terra mediante un’osservazione scandita da sinfonie melodiose ambrate  che si impadroniscono soavemente del talento pittorico della nostra artista. La tela fortemente “imbevuta” del blu(nuance che infonde il senso dell’imponderabile e dell’infinito) pulsa con spasmi lucenti caratterizzati dai colori caldi come giallo e arancio(sfumature che trasmettono positività e voglia di rinascere). Il messaggio che si diffonde nella tela racchiude molteplici armonie melodiose che ricordano i canti omerici rivolti alla sua agognata patria Itaca; questo dipinto è impregnato dalle speranze  che nutre Carmen Crisafulli per la rinascita di Messina tanto è vero che le pennellate vivide navigano tra un’ambivalenza importante: l’aurora-crepuscolo. Messina rinasce o tramonta? La risposta dipende dall’occhio “indagatore” del quadro giacché la nostra artista regala ai suoi ammiratori libero arbitrio, ma, allo stesso tempo, li richiama all’attenzione affinché possano, nonostante le varie problematiche economiche e sociali, amare la città di Messina.

Sabrina Santamaria

Critica artistica al dipinto “L’ultimo sbarco a Lampedusa”

La corposità animosa dei soggetti  è tridimensionale, lo sguardo della donna “profuga”, considerata dall’opinione pubblica come reietta sociale, trasuda un travaglio tortuoso e angoscioso che è stato patito nel tragitto dall’Africa del Nord al Sud Italia; la sofferenza nei volti delle figure protagoniste del dipinto rappresenta la carica espressiva della tela infatti la vittoria su una  morte  quasi certa funge da contrasto ai colori accesi e fulgidi che si impadroniscono della madre e della bimba. La prima, però, è personificazione di uno struggimento e di un “reo” destino che ha riservato delle battaglie alla donna-madre, la quale, nonostante tutto, non si dà per vinta e non si rassegna alle incombenze del suo esistere, la bimba, invece, sublima il dolore e dona porti inconsueti di nuova vita affinché ogni uomo non rimanga vittima delle prigioni politiche imposte dai colletti bianchi e dai regimi dittatoriali che affliggono ancora alcuni paesi africani e asiatici. Di rilevante importanza è la scelta del genere femminile; sono due donne quelle raffigurate coraggiose e forti che si sostentano l’una con l’altra, oltre lo sfacelo morale e materiale, la mamma e la bimba si protendono verso un avvenire sognato e meritato. La realizzazione dell’opera si pone lo scopo di sfatare i miti dell’uomo eurocentrico e occidentale il quale si mostra come modello inimitabile invece l’artista si impegna a fare a brandelli le discriminazioni  di genere(in quanto è una donna che salva se stessa e la sua bimba) e gli stereotipi culturali che fanno indossare una corazza di un ego smisurato.  Il dolore è l’altra metà della gioia? Dopo la tristezza si potrebbero aprire i cancelli di un avvenire pacifico? Forse sì, la nostra Carmen Crisafulli ci invita ad abbracciare i nostri sogni e solo questi ci doneranno le chiavi per immaginare orizzonti rosei di serenità infatti l’atmosfera di “quiete dopo la tempesta” coccola lievemente l’animo di chi osserva il dipinto “L’ultimo sbarco a Lampedusa”.

Sabrina Santamaria

 Critica al dipinto “Maternità”

Siamo di fronte alla pietà di Michelangelo tramutata in dipinto? Per certi aspetti sì, in quanto è una madre che piange per la morte del suo bambino però in questo caso siamo di fronte a una figura comune, una donna in “carne e ossa”, tanto è vero che sono esaltati  la fisicità  e lo sconvolgimento umano che stritolano il cuore per la perdita subita. La fisicità del soggetto artistico è quasi manieristica e mi ricorda l’arte datata tra il tramontato umanesimo e le prime aurore del Barocco(come ad esempio il “Tondo Doni” di Michelangelo), ovviamente nel caso della nostra Carmen non si tratta di un’esagerazione stilistica o di una raffigurazione pacchiana, come spesso hanno lasciato intendere i critici riferendosi a questo movimento artistico. L’umanità e l’espressività della madre raffigurata nel dipinto è caravaggesca proprio il talento di Carmen Crisafulli la quale ha immortalato l’affetto, l’emotività della madre che versa lacrime di sangue, ciò che l’osservatore sente davanti al dipinto è l’impunibile  naturalezza del dolore umano che si identifica col pianto che non deve assolutamente incontrare il biasimo altrui.  Le lacrime usurate dal tormento materno potrebbero anche ricordare i patimenti della Madre Maria per il suo figliolo Gesù, ma la madre dipinta dalla nostra poetessa e pittrice è umana a trecento sessanta gradi; l’aura mistica e divina nell’opera aleggia esaltando l’essere umano in quanto creato da Dio tanto è vero che la madre non ha aureola e non si fregia di santità perché non le appartiene del tutto però ella   è il riflesso  dell’atto creatore del Santo Padre.

Sabrina Santamaria