Elisabetta Pandolfino elogia l’amore per l’arte con lo “Scatto Mentale”, scoperta nell’ambito della fotografia. Una storia d’amore, una macchina fotografica, una sorgente di luce. Nasce così lo scatto mentale di Elisabetta Pandolfino. Si tratta di una vera a propria scoperta nel mondo della fotografia, che continua raccogliere approvazione e riconoscimenti.
Dopo essere stata l’unica donna, siciliana e messinese al Taormina Film Festival invitata da Silvia Bizio e con in mostra le proprie opere apprezzate da artisti internazionali, a Venezia in occasione del congresso medico Birth: “Clinical challenges in labor and delivery”, organizzato da medici internazionali presso il Palazzo del Cinema e dopo aver preso parte al congresso tenutosi a Capo D’Orlando voluto dal Dottor Narciso Stella e la Dottoressa Graziella Facciolà per dimostrare l’importanza medico scientifico di tale scatto, l’artista sbarca sulla RAI, sul Tg1.
Ad intervistarla è stata la dottoressa Manuela Lucchini, conduttrice della rubrica “Medicina” e volto noto del TG1 fin dal 1980. Si tratta di una tecnica unica poiché, la Pandolfino, sfrutta la macchina fotografica come se fosse una matita, una penna
L’artista la chiama “Scatto Mentale e richiede molta concentrazione, molta memoria, il tutto di fondamentale importanza poiché, parole o immagini devono rientrare all’interno del fotogramma, senza vedere nulla al momento dello scatto poiché, come gli esperti della fotografia sanno, con la macchina fotografica in posa B non si vede nulla a causa dell’abbassamento della tendina e l’apertura dell’otturatore.
Importante anche i tempi di posa e il buio attorno alla fonte luminosa in modo che la sorgente, sia essa la luna, una candela, una lampadina, esprima tutta la sua “anima”. Una scoperta da non confondere con tecniche fotografiche già esistenti e riportate nei libri che parlano della storia della fotografia.
E’ il caso del “Light Painting”, una tecnica sì creativa ma dove a spostarsi non è la macchina fotografica ma la fonte di luce e il tutto avviene scattando a lunga esposizione. Una tecnica divertente e creativa, praticata fin dalla seconda metà dell’ottocento per scopi puramente commerciali.
Non solo arte quindi. Nella tecnica della Pandolfino vi subentra anche la scienza poiché ricorre alla memoria per trasformare in arte il flusso di pensieri in parole o immagini, riportano alla ribalta il mai del tutto superato dibattito tra arte e scienza, che subentra ogni qualvolta nuove forme d’arte sollecitano l’attualità.
Un vero elogio all’amore quello della Pandolfino in quanto, è proprio da una storia d’amore che nasce il tutto e che è il filo conduttore tra una delusione e un riscatto per trasformare in arte, ciò che la stessa artista ha vissuto.