IL PICCOLO INTOPPO
Una dottoressa mi ha regalato una penna, con il logo dell’ospedale ed eccomi qui finalmente, a fare quello che, tutte le volte che sono stata in questo posto, mi sono ripromessa di fare… scrivere di questa struttura.
Le porte girevoli si muovono in continuazione, il flusso delle persone è costante, sembra la hall di un grande albergo, tutti hanno una valigia o un bagaglio che indica il loro aver sostenuto un viaggio; i volti però non sono allegri come quelli di chi è in vacanza.
Ciò che mi colpisce sempre è come faccia ad esserci, malgrado la presenza di tanta gente, solo un leggero brusio. Un “plin-plon” di sottofondo scandisce l’avanzare dell’utenza, le luci al neon si fondono con la luce solare, – oggi c’è molta nebbia – sono le 11:30, ma potrebbero essere le dieci di sera.
La prima volta che sono stata qui, ero molto spaventata: guardavo negli occhi le persone, sperando di leggervi lo stesso sentimento che provavo io, tuttavia, invece della paura, in loro vi era solo distacco.
Con la valigia in mano e la “grande cartella bianca” nell’altra, con tutti i referti diagnostici, si muovono in maniera strana… lenta. Portano a spasso il loro tumore, con noncuranza, con leggerezza.
Pian piano ho capito: qui ti insegnano a non avere paura, a pensare alla malattia come fosse una banale influenza, un piccolo intoppo che prima o poi può capitare, un malanno da curare, con tanta pazienza. Certo, qualcuno non ce la fa, come la mia cara amica Adele, che a soli 51 anni ha abbandonato la scena della vita, ma tanti altri ci riescono, come il mio papà, che, nonostante i suoi 74 anni è riuscito, con grande sofferenza, a superare il suo “piccolo intoppo”.
Oggi, a distanza di tre anni, siamo qui, a fare i controlli di routine.
Tutte le mie paure ormai sono crollate.
Venire qui mi tranquillizza: i medici sono cordiali, i loro volti sono diventati familiari.
Tra poco toccherà a noi, poi riprenderemo l’aereo e torneremo a casa.
Ritorneremo qui tra un anno, se i controlli andranno bene; so già che sarà così, prometto quindi a me stessa di festeggiare, riprendendo queste mie considerazioni da qui… da dove sto per lasciarle.