Nino Bellia
Nato a Motta Sant’Anastasia (CT) il 7 novembre 1943, vive a Santa Flavia (PA). Presidente Nazionale UIF (Unione Italiana Fotoamatori) dal 2007 al 2016 e Presidente Onorario dal 2016. Alla sua formazione fotografica contribuisce in special modo la Scuola Fotografica Siciliana di Paesaggio diretta da Riccardo Ascoli. Bellia tiene corsi di fotografia a Termini Imerese, Lascari, Brolo e Bagheria). Intensa l’opera svolta in campo organizzativo fotografico amatoriale. Dal 1995 cura la stampa di libri fotografici a tema, con immagini proprie e di altri fotoamatori siciliani :“Frammenti di Sicilia”- “Arti, Mestieri ed Espedienti”- “Sicilia, Costumi e Tradizioni”-“Gente di Sicilia” – “Insolita Sicilia”-“Bagheria e dintorni”. Partecipa a mostre personali e collettive in Italia ed all’estero (Argentina, Austria, Polonia, Brasile e Stati Uniti). Nel 2005, dalla UIF, gli è stato conferito il titolo onorifico di Maestro della Fotografia Artistica. Nel 2009, gli viene conferito il Premio Liolà . Nel marzo 2013, a Palermo, viene nominato Accademico ASCU (Accademia Siciliana Cultura Umanistica). Il 06 agosto 2017, a Savoca (ME), gli viene conferita l’onorificenza AFI O11 dall’associazione AFI 011. Fa parte del Direttivo del Circolo Culturale Giacomo Giardina di Bagheria in qualità di Addetto stampa e relazioni esterne. Sue foto si trovano, tra l’altro, presso: La Plata (Argentina), Centro Culturale italiano di Stone Park (Chicago- Illinois); Museo Guttuso di Villa Cattolica, Biblioteca Comunale e Palazzo comunale di Bagheria (PA), Pinacoteca comunale di Godrano (PA) e collezioni private ovunque nel mondo. Dal 2000 ha realizzato, tratte da sue fotografie, le Tipolitografie, “Primavera siciliana”, “Paesaggio siciliano” e “Via Roma”, tirate in 200 copie di ciascun soggetto.
RECENSIONE OPERA FOTOGRAFICA DI NINO BELLIA
Recensire una fotografia, in special modo il primo piano di un volto che ne evidenzia particolari e tratti somatici, nella scelta cromatica del bianco e del nero, non è facile, né una strada percorribile senza precise linee guida che conducono in due distinte direzioni. Una, che segue l’esposizione alla luce, con i giochi di contrasto che un abile fotografo sa come utilizzare al meglio, nel creare zone d’ombra più o meno intense, e zone più luminose, senza le quali l’intento originario, la messa a fuoco del soggetto, per catturarne ogni sfumatura del suo carattere e delle sue fattezze, andrebbe fallito, non producendo gli effetti sperati dell’iniziale progetto, preposto a priori. L’altra direzione è quella che la mano esperta del fotografo riesce a cogliere in quegli aspetti fondamentali e necessari, perché la foto risulti una foto con tutte le carte in regola per essere, non una foto come tante, ma “la foto” per eccellenza, quella che ti rimane nell’anima, e ti colpisce per le sensazioni che trasmette. Detto questo, premetto che siamo di fronte all’arte fotografica di un vero maestro di fotografia, il già noto negli ambienti del settore di Nino Bellia, grande amico, che conosco molto bene, a cui va riconosciuta una speciale maestria nell’arte fotografica, sia che si tratti di una foto in bianco e nero, di foto di ritratti, oppure di foto a colori, e rappresentazioni di ambienti naturali, oppure di semplici particolari messi a fuoco con mano abile ed esperta, sia per l’esperienza maturata sul campo, che per la capacità che deriva da un talento naturale. La foto in bianco e nero che sottopone al nostro esame è quella di un uomo anziano che indossa il tipico copricapo in uso da noi in Sicilia, la cosiddetta “Coppola”. La foto, in bianco e nero, non è una foto scattata prima a colori e poi convertita, ma è pensata già in bianco e nero sin dall’inizio. In una foto in bianco e nero ci si concentra maggiormente sul soggetto prescelto, che assorbe tutta l’attenzione dello spettatore, diventando poi pienamente autonoma dal suo creatore, sapendo attirare su di sé ogni curioso sguardo, e facendo nascere una particolare atmosfera, sapendo suscitare emozioni e sensazioni in ogni dettaglio, in ogni angolo che sia pervaso dalla luce oppure che sia in ombra. Nulla è casuale nella tridimensionalità, nulla sfugge all’osservatore attento e appassionato. La foto trasmette delle vere e proprie vibrazioni, attirando come una calamita chi guarda, che entra quasi a far parte di quell’arte, penetrandovi nell’assorta meditazione. Nella fotografia sottoposta alla nostra attenzione l’esposizione alla luce giunge da destra, e il forte contrasto tra gli indumenti dell’uomo, di colore nero, e la luce, mettono maggiormente in mostra sia i particolari del viso che le sue mani, entrambe danno l’impressione di sostenere il peso del volto. Le mani, nell’atteggiamento di tenere il volto, hanno quasi i pugni chiusi. La foto evidenzia con grande precisione la peluria canuta, qualche inestetismo della pelle delle mani, rimaste solide malgrado il tempo, i tendini contratti, e le articolazioni delle dita che nel tempo hanno subito, per l’anzianità, deformazioni visibili, si notano nel modo di piegare i polsi. Il volto mostra rughe profonde, specie tra gli occhi, mostrando il corruccio, e nella loro lucentezza, una pupilla accesa. Anche le folte sopracciglia denotano la posa concentrata. Sulle gote, due rughe a mo’ di solchi, circondano la bocca seminascosta da una barba brizzolata. Il copricapo, la coppola, lascia in evidenza i capelli ancora folti sopra le grandi orecchie, ma visibile è solo l’orecchio destro dal grande padiglione auricolare. Nell’insieme, il volto, trasmette la pesantezza della senescenza, il dolore, la vulnerabilità, la solitudine, i vuoti della sua esistenza, anche se nell’immagine molto evidente è la sua grande dignità, la dignità di un uomo che certamente ha impegnato la sua intera vita nel lavoro della campagna. In primo piano sono pure le sue lenti, di abbondante gradazione e la posta ricevuta, che stava leggendo, e di cui ha sospeso la lettura per essere ritratto. La parte sinistra della foto sullo sfondo è sfocata per dare ampio spazio di concentrazione al punto di vista centrale del mezzobusto. Quindi direi che l’opera, nella sua simmetria, può essere divisa in due parti, con prevalenza di esposizione alla luce a destra e in ombra a sinistra, per enfatizzare gli elementi del volto e delle mani, che assicurano una magnifica, ben definita, prospettiva centrale.
DOROTHEA MATRANGA