Dopo la prefazione del grande critico letterario Lorenzo Spurio per la prossima silloge di poesie in uscita di Antonio Barracato dal titolo: Il meglio di me 2, pubblichiamo la bellissima recensione della prof.ssa Francesca Luzzio ( altra personalità di spessore ) del libro già edito in vernacolo dello stesso autore intitolato “La me poesia”, a cura di Edizione Billeci.
Poesie intense, profonde che rivelano appieno l’amore per le proprie radici, la propria terra ed esso si evince non solo dalla dedica e dall’uso del dialetto, ma anche e soprattutto dai versi alla Sicilia dedicati, sia per esaltarne le naturali o artistiche bellezze, sia per ricordare gli uomini che con il loro agire, hanno saputo cercare giustizia, soccorrere gli ultimi, aiutare gli offesi. Ma il poeta tende ad affidare alla parola poetica una visione d’insieme del suo sentire, pertanto lo espande non solo verso l’esterno, ma penetra anche nel profondo del suo Io, esprimendo, fra l’altro, anche il suo intenso amore per la madre e per la sua donna. Di conseguenza è possibile affermare che Antonio Barracato si legge dentro e legge la realtà, il mondo che lo circonda e questo non può non indurlo a considerare e a riflettere sui problemi e i mali che caratterizzano la società attuale, così la meditazione diviene spesso denuncia, ora della necessità di distruggere la mafia e la sua collusione con la politica, ora della schiavizzazione della donna: “Mi tuccò di subiri violenza \ e dariti u me corpu ogni sira,\ travagghiavu comu ‘na scecca \ e mi tinevi prigioniera.\… “ ( Amuri avaru, pag.22). Insomma, anche le problematiche eterogenee che hanno contraddistinto e contraddistinguono la società vengono affidate alla parola poetica che procura un effetto catartico e liberatorio, purificatore dello spirito, infatti ”A poesia è a sofferenza chi hai dintra,\ l’emozioni ca voli nesciri fora,\ è a parti chiù intima du cori \ ca ti fa sentiri liberu \ puru quannu si incatinatu, \ liberu di parrari cu tuttu u munnu, \ …” ( A Poesia, pag.9). A volte il movimento dello sguardo segue quello del cuore e , come in una visione cinematografica, si susseguono immagini create dalle parole: “C’era pisci in abbunnanza\ ca vineva da paranza,\ pani, frutta e babaluci \ spinciunella e cosi duci.\…” ( A Vucciria,pag.46), ma il cuore molto più frequentemente , come si è già rilevato, segue il filo dei principi etico- morali che lo guidano, così la poesia attraverso la denuncia, illumina la realtà, svela il volto illusorio delle cose con un lampo di verità, restituendole consistenza senza trasfigurarla, ma cogliendone l’intimo segreto, l’anima pulsante, insomma A. Barracato presenta al lettore una Sicilia che come quella proposta da Sciascia in “La Sicilia, il suo cuore,” è spia di un’attitudine del poeta all’osservazione lucida e, alla maniera di Chagal, attraverso un semplice dettaglio sa riflettere e consegnarci un’immagine realistica, ma anche moralmente elevata, non solo della sua terra quale è e quale vorrebbe che fosse, ma anche di se stesso, del suo sentire e della sua essenza religiosa ed etico- morale. I versi, pur essendo liberi, evidenziano frequenti rime che ora alternate: “…ricchizzi \ …lussu\…amarizzi\…sessu”(U mali assassinu, pag.49), ora baciate: ”…generali\…nazionali ( Basta eroi, pag.67), etc…, insieme al ritmo musicale dei versi che gl’ictus del dialetto ulteriormente alimentano, rendono la silloge particolarmente gradevole ed interessante non solo per i suoi contenuti, ma anche per l’aspetto formale che la caratterizza.
Francesca Luzzio