Continua la preziosa collaborazione fra il Cenacolo Letterario Italiano e Lorenzo Spurio, abile critico letterario italiano di punta. Il nostro amico e collaboratore ha già recensito diversi volumi dell’Enciclopedia Italiana dei Poeti contemporanei – pubblicati da Edizione Billeci – nonché sillogi e opere teatrali degli autori Francesco Billeci e Antonio Barracato. Onore al merito.
Vi proponiamo la recensione del 9° volume a tema violenza sulle donne.
La sinergia autentica e infaticabile di due grandi promotori culturali
quali Antonio Barracato e Francesco Billeci ha dato il
via, nelle settimane passate, alla raccolta di testi poetici volta
all’organizzazione di un volume antologico che ora il lettore si
appresta ad apprezzare. Elemento, questo, come i precedenti
volumi dedicati al ricordo del medico Attilio Manca (deceduto
giovanissimo in uno scenario di vicende a tutt’oggi fosche e
mai chiarite del tutto) e della giornata della Memoria che annualmente
si celebra il 27 gennaio, che si presta alla riflessione
dinanzi a un tema di imponente gravità (e purtroppo di grande
attualità) che è la violenza di genere.
Un nutrito gruppo di poeti ha raccolto l’invito a inoltrare poesie
che trattassero, in forme varie, ciascuno con il proprio stile e
mediante un’osservazione propria, il dramma del femminicidio
e, in via generale, della violenza contro la donna dal momento
che, per fortuna di cose, non ogni atto di violenza scaturisce in
un caso di omicidio.
Scorrendo le pagine di questo libro vengono tratteggiati alcuni
degli aspetti più evidenti dove prendono piede, si sviluppano e
si protraggono casi di violenza, tanto fisica che psicologica, nei
confronti di donne inermi, compagne, moglie, amanti. Alcuni
versi più di altri sono in grado di trasmettere con grande vividezza
il dramma e lo struggimento che ne deriva di innocenti
vittime che si vedono rovinare (o annullare) la vita dai compagni
che un tempo avevano giurato di amarle, onorarle, difenderle,
porle nella scala gerarchica degli interessi e degli impegni al
primo posto.
Alcune liriche ci riportano a casi tragici specifici, che sono stati
ampiamente trattati dalla cronaca nazionale e internazionale,
come ad esempio il caso di Melania Rea, assassinata nel 2011
dall’uomo che l’aveva sposata o la truce vicenda della giovanissima
Lucia Pérez che, dopo sistemi atroci di tortura, sevizia
e violenza, trovò la morte nel 2018 in Argentina. Sono solo due
tra l’infinità di casi che potrebbero essere richiamati e che dovrebbero
essere ricordati per celebrare giustamente la memoria
di queste povere donne divenute, alla mercé di barbari compagni
in delirio d’onnipotenza, mera carne da macello.
Ho raccolto l’invito del caro Antonio Barracato di scrivere
qualche riga per l’apertura di questo progetto editoriale che
sposo con grande convinzione tanto per le motivazioni che ne
stanno alla base, rette nell’esigenza di una denuncia perentoria
e inconfutabile, quanto per come è stato condotto. Con la perizia
e il garbo che contraddistingue i lavori condotti dal Cenacolo
Letterario Italiano “Via XXV Novembre” di Cefalù e le Edizioni
Billeci di Borgetto, fautrici di progetti di vera solidarietà e
impegno che, mi auguro, possano essere fruiti su una più ampia
scala.
Eppure devo confessare che mi sono sentito a disagio, impreparato
e anche un po’ confuso. Sono, in effetti, moltissime le idee
che mi vengono in mente quando si cerca di trattare un argomento
del genere, le iniziative alle quali nel tempo ho preso
parte, la collaborazione anche con centri in sostegno e supporto
a forme di disagio derivanti da questo genere di drammi che
non devono rimanere domestici, dunque intimi e relegati nelle
mura di casa difesi dalla segretezza degli ambienti, ma che devono
essere dati a conoscere, diffusi, approfonditi un po’ come
fu l’impegno della messicana Susana Chávez Castillo (di cui
recentemente in Italia si è curato un volume di traduzioni di alcune
sue opere poetiche), poetessa e giornalista, promotrice di
iniziative di solidarizzazione e denuncia, di vere e proprie mo7
bilitazioni a difesa della donna. Proprio lei, che coniò il celebre
motto “Ni una más” ovvero “Non una di più” che poi trovò la
morte in uno dei numerosissimi efferati omicidi che da sempre
macchiano la città frontiera di Ciudad Juárez. Un passo dalla
civilissima America dove si scompare dal giorno alla notte, le
donne vengono seviziate in modi inenarrabili e soffrono amputazioni
e dissacrazioni corporali sino alla morte.
Mi sono sentito impreparato, dicevo, perché le cose che saltano
alla mente quando si pensa a questo dramma inarrestabile sono
innumerevoli, provengono a cascata da una fonte inconoscibili,
s’insinuano nei meandri intellettivi in maniera fastidiosa, inaspriscono
il nostro temperamento, creano sgomento e ci fanno
credere di trovarci totalmente inefficaci e inutili nella possibilità
d’imprimere un segno, un aiuto concreto.
Proprio nella giornata di ieri (2 febbraio 2022) nella quale
l’amico Antonio mi inviava la bozza di questo libro – letta subito,
tutta d’un fiato, all’impronta – la stampa televisiva dava
notizia dell’ultimo, in ordine di tempo, efferato omicidio di una
donna, la giovanissima (ventiquattrenne) Rosa Alfieri, strangolata
in un Comune del Napoletano per ragioni (movente incerto)
ancora non chiarite. Eppure, viene da chiedersi, può realmente
e razionalmente esistere un motivo, una causa, una significazione
causale atta a determinare uno scempio simile?
Quando si parla di violenza di genere giustamente e immancabilmente
gli studiosi o gli interpellati per l’occasione non fanno
mancare osservazioni che rimontano alla mancata parificazione
dei sessi, allo squilibrio ampio ed evidente insito da sempre
nella nostra società, un gap doloroso che, in nessun ambito, può
essere coperto da quei doveri di imparzialità e trasparenza a cui
la Normativa, quanto gli impegni morali di persone ci impongono.
Esiste – e il mondo del lavoro può essere uno degli esempi più
chiarificatori in questo – una discrepanza nei diritti reali di uo8
mini e donne che creano disparità pesanti e invalicabili.
Quest’ultime, quando di natura economica, vanno spesso a incidere
e ad associarsi ai drammi domestici di dissidio della
coppia ed è sempre la donna, purtroppo, a risentirne doppiamente:
quante donne, ci dice la carta stampata, hanno evitato di
denunciare i loro uomini (non solo perché padri dei loro figli
che, in questo modo, hanno voluto tutelare) perché, prive del
loro sostentamento (e spesso della stessa casa coniugale), ovvero
di indipendenza, non avrebbero avuto garanzie né possibilità
per salvarsi dalla strada, dalla disperazione, da gesti di autolesionismo?
La presenza di centri di ascolto e non violenza, collettivi in difesa
della donna, sportelli antiviolenza (anche in forma anonima)
fanno certamente il loro lavoro e, statistiche alla mano,
sembrerebbe che con il passare degli anni ci sia sempre una
maggiore responsabilizzazione dei crimini domestici e una presa
d’atto delle donne che tentano di venire alla luce dal sommerso,
chiedendo aiuto oppure denunciando alle autorità. Ed è
qui che entra in campo un altro punto assai dolente che, però,
deve essere rilevato. Sebbene il Decreto Legislativo n°69/2019,
meglio noto come “Codice Rosso”, abbia introdotto sostanziali
interventi tesi a rafforzare i sistemi preventivi di sicurezza e
sanzionatori del reo con misure aggiuntive (braccialetto elettronico,
obbligo di distanziamento, etc.), la Normativa sembra ancora
apparire distante, perché difficilmente attuabile, impropria,
incapace di rispondere in maniera decisa, sicura e inderogabile
a casi che, se monitorati in maniera diversa, forse scongiurerebbero
il tragico epilogo. Quanti casi di denuncia all’autorità
(e in alcuni casi di processi in corso) di donne che sono culminati
con l’operazione assassina dell’uomo, unico protagonista e
responsabile delle azioni aggressive, ritorsive e di limitazione
delle libertà?
Tutto questo non vuole fornire un clima di preoccupazione né
mostrare forme di disinteresse nei confronti della (troppo spesso)
vacuità delle misure adottate, né tanto meno mancanza di
fiducia verso lo Stato che è garanzia dei diritti di ogni cittadino.
Ma è giusto fare luce sugli aspetti poco chiari, che prestano
vulnerabilità diffuse, di apparente soluzione ma di mancata efficacia
nel concreto perché si possano argomentare riflessioni
serie, rette da un impegno che deve essere corale e spontaneo di
noi tutti in quanto abitatori dell’unico Pianeta che ci ospita. E
che ci rende fratelli.
Lorenzo Spurio