Il poeta Giovanni Malambrì e le sue radici con la “messinesità”

Note biografiche di Giovanni Malambrì

Giovanni Malambrì è ragioniere, funzionario di banca in quiescenza. Ha ripreso a scrivere poesie, in dialetto messinese e in lingua italiana dal Novembre 2013 ha ottenuto numerosi ottenuti tra i quali: 1 Posto vincitore Medaglia d’Oro alla XXXVI ed. Premio Int. Le di Poesia per la Pace Universale “Frate Ilaro del Corvo” nella Sez. Poesia in Lingua Italiana; 4 posto alla X Ed del Premio letterario Int. Le Città di Cattolica “Pegasus  Cattolica Oscar della Letteratura Italiana” nella Sez. Opere inedite di poesia in lingua italiana; Vincitore Assoluto del II Memorial GP Accardo-Partanna (TP) ottenendo il primo posto in lingua, secondo posto in Vernacolo, primo Posto alla III Ed. Concorso di Poesia  “Una lirica per l’anima”- Caiazzo-Caserta e II Posto al Concorso  Int. le di Poesia e Letteratura “De Finibus Terrae”. Nell’arco del 2019 ha vinto più di duecento premi in Sicilia e in diverse regioni italiane. “Accademico” dell’Accademia di Sicilia, per meriti artistici-letterari e accademico dell’ “Accademia Int. Il Convivio”, per meriti artistici. “Pioniere della Cultura” per la Sezione Lettere dalla International Vesuvian Accademy Napoli-Palermo. Nominato Socio Onorario del Versilia Club e l’Accademia Mediterranea Mare Nostrum Roma- Messina gli ha conferito il Premio Speciale per la Salvaguardia e la Valorizzazione della Lingua Dialettale Siciliana. Insignito del titolo: “Poeta della Città Ideale” dal Centro Lunigianese di Studi Danteschi” – Ameglia (SP).

Uno stile unico conforme al  sentire del poeta

Giovanni Malambrì è un poeta messinese innamorato delle sue radici e della sua città, si esprime con genuinità e spontaneità. Egli adopera  uno stile eterogeneo sia per quanto riguardano le tematiche trattate sia per il suo genere poetico, infatti ogni suo testo poetico sprigiona unicità e originalità perché i suoi versi sono intimamente consoni al suo sentire; la sua ultima pubblicazione “Frutti misti…” (Billeci edizioni) è il crogiolo in divenire che marca il percorso in fieri della precoce  e rapida crescita letteraria del poeta Giovanni Malambrì.

Sabrina Santamaria

Intervista a Giovanni Malambrì

S.S: L’ispirazione del titolo  “Frutti misti…” da quale spunto ti è sorta?

G.M: Nasce letteralmente, dal susseguirsi delle opere “miste”, scritte in dialetto messinese e in lingua italiana, pubblicate.

Poi è chiaramente metaforico, associo spesso espressioni tra parole riferite a sfere sensoriali diverse.

L’immagine in copertina è un quadro (opera del bravissimo “Maestro” Tanino Bruschetta), che mostra in bella evidenza arance, limoni e fichidindia, prodotti della nostra terra incastonati sullo sfondo del panorama dello stretto, macchie di colori ed immagini che fanno compagnia sempre, a tutte le mie opere.

L’attaccamento alle mie radici, alla mia terra , la mia “messinesità” non è un mistero per alcuno, l’ho sempre portata nel mondo, in ogni occasione della mia vita.

S.S: Nel momento in cui i tuoi versi divengono poesia quale sentiero nascosto percorre la tua mente?

G.M: Premetto che non ho uno stile poetico di riferimento, “ io, sono io. ” e credetemi non è un narcisismo, ma è il mio modo di essere sempre stato, uno spirito libero, libero da tutto, lacci, laccioli o dipendenze non mi sono mai appartenuti. Nel rispetto di tutti e ci mancherebbe, io do rispetto, ma lo pretendo, l’ho sempre fatto nella mia vita.  Scrivo di tutto, nel modo più semplice e diretto possibile, dei ricordi di una vita del cappero, il presepe, farfalle, una perla che nasce, i panorami della mia terra, del mio mare, della mia città della mia vita, di amore, di violenza di genere e anche di fatti di cronaca. Mi esalto nella immediatezza dei sentimenti semplici e penso di essere riuscito a conseguire una felice osmosi tra parola scritta ed elaborazione grafica.

Il mio desiderio è che i miei versi raggiungano l’animo del lettore, ma soprattutto i giovani, che sono “distanti”  da quest’arte, vorrei farli innamorare della poesia, come valore aggiunto alle loro forme di espressione, in modo particolare, della nostra lingua, la parlata dialettale messinese.

S.S: Ami definirti  “poeta”?

G.M: Assolutamente, NO !  Sono gli altri che mi hanno definito tale, certo sentirmi considerare “sinceramente” un Poeta, mi inorgoglisce, ma non mi sentirete dire mai nel presentarmi: “io sono il poeta…” come qualcuno, purtroppo “ a p p a n n a to ”, (da intendersi, come poco lucido o come prodotto di pasticceria),  suole fare.

S.S: Secondo te dove si interseca l’apice dell’unione poetica con la musicalità?

G.M: Ritengo sia il crocevia tra la mente ed il cuore, da cui nascono la musicalità e l’emozione e trovano terreno di espressione, molto fertile nella poesia.

Parole e musica per me sono un connubio indissolubile del mio poetare, ovviamente questo esplode in maniera esponenziale, nel mio dire poetico nella parlata dialettale messinese, che è musicale e francesizzante, così come il leccese, un linguaggio unico, infatti, nascono entrambi dalla cultura di quella che fu la felice occupazione di Federico II°.

Questo trasforma tutto in amore, immagini e profumi della mia terra in una bellissima ed esclusiva musicalità da toccare nel profondo chi si accosta con “animo puro” alla lettura delle rime , questo in ogni parte del mondo, lo dico, perché mi leggono con la nostalgia per la loro SICILIA gli emigranti, che ringrazio,  che coinvolgono le sei generazioni già passate dalla fuga  per fame, dalla loro amata terra, che hanno portato nel cuore ed è diventata la terra di tutti i loro discendenti.

S.S: Se dovessi tinteggiare con degli acquerelli i chiaroscuri delle tue rime che genere di schizzo verrebbe alla luce?

G.M: Di tutto, basta leggermi, i miei versi si tingono di una messinesità dalle tinte forti, dalla sinfonia dolce che mi riferiscono, sia i critici e sia i lettori, si sentono trasportare da rime coinvolgenti e ispirate ed è facilissimo capire il messaggio che trasuda dalle mie liriche, e cerco di essere comunicativo al massimo. I miei scritti nascono come espressione libera di sentimenti e stati d’animo vissuti. La nostra vita è costellata da momenti particolari in cui si crede di perdersi e di non ritrovarsi, altri in cui si rinasce di nuovo, riscoprendo ciò che i nostri occhi non erano riusciti a vedere, ad andare oltre. L’amore è la tematica dominante, la ricerca di risposte, di se stessi, l’allontanamento di ciò che si teme e il desiderio di ciò che si brama. Le poesie sono specchi della mia anima, frammenti di vita che mostro. Ad affermare che la poesia è il respiro dell’anima non ci si sbaglia.

 S.S: Dopo aver declamato una tua poesia ti è mai capitato sentirti pienamente realizzato?

G.M: Realizzato mai. Però onestamente, quando le declamo cerco di dare il massimo per trasmettere il mio pensiero. Invece, quando sento degli attori e/o declamatori, che recitano le mie Poesie, resto incantato e spesso mi commuovo per quello che mi arriva dentro e ciò mi dà una ulteriore spinta a proseguire e dare sempre il meglio possibile della mia espressione in versi.

S.S: Quante essenze spirituali attribuisci alla letteratura? 

G.M: Poesia è commozione, che a mio avviso, nasce da riflessione, da aspirazioni, da sofferenza interiore da esplosioni d’amore sia spirituale che materiale, e poi per me anche dalla fede. Tutto questo, mi fa sentire, sensibilmente, il ritmo del Creato e gli impulsi di una Essenza che non è fisica ma mistica. La mia poetica, specie quella a tema religioso, ma anche tutti gli altri temi, è sempre alimentata dalla visione di cose semplici, al di là delle quali sento la presenza del divino, e cerco di trasmetterla.

S.S: La poesia in vernacolo quanto potenziale possiede?

G.M: Ne ha illimitate, ma deve tornare ad essere insegnato nelle scuole per come hanno detto che sarebbe stato, è necessaria istituzionalmente la “ riabilitazione letteraria ”  del dialetto. In quanto è cultura è arte e soprattutto “radici”, non bisogna vergognarsi di parlarlo, io mi diverto ad utilizzarlo nella mia parlata o ad intercalarne i termini nell’italiano, ti assicuro che il discorso spesso arriva in modo semplice, diretto e quando serve anche efficace.  Dante venne in Sicilia per studiare il nostro linguaggio, per cercare di capire i nostri termini, e molte delle nostre frasi idiomatiche, che con una sola parola sintetizzano un discorso, non riuscì manco a tradurli in toscano. Oggi il dialetto lo si usa scritto solamente in poesia o nei racconti, lo si parla sempre meno e soprattutto lo si italianizza. Tanti che dicono di scrivere in dialetto, non ne conoscono né la grammatica né i veri lemmi del dialetto, e questo è gravissimo, ma anche molti di quelli che chi giudicano, nei tanti concorsi non sono esenti da queste carenze…e sai come giudicano? leggendo la traduzione in italiano, siamo al Top.

S.S: Quali sono i tuoi futuri progetti letterari e artistici?

G.M: Mi stai chiedendo cosa voglio fare da grande? Ma io sono già grande, per l’età. Passami la battuta.

Ti rispondo che quello che faccio nell’immediato, per come ho già detto prima lo porto avanti per il piacere di farlo e perché mi viene spontaneo eseguirlo. Poi sai, l’ho sempre detto, per me la poesia è una scala senza fine, quando pensi di arrivare, trovi altre scale davanti, e che fai? Ti fermi? Mai guardare indietro e allora bisogna proseguire nel cammino.

Mi domandi di futuri progetti letterari e artistici, ecco posso dirti con sincerità, che una cosa veramente importante a cui sto lavorando da mesi, c’è. Ci vorrà ancora tempo per finirla, ma con la grazia di Dio arriverò a completarla, i critici e gli esperti del settore mi spingono e mi confortano dicendomi di andare avanti nel progetto, in quanto di una bellezza unica, valido e di grande interesse.

Ritengo, che bisogna avere il cuore pieno di gioia per poter donare agli altri “bellezza”. Se non si è in pace con se stessi, non si può dare nulla a nessuno. Se doni il bello, il buono, questo resiste ad ogni tempesta, perché resta per sempre nell’animo di chi li riceve, ed il bello, il bene, il buono che si fa e si dona nella vita, posso garantirlo, ha sempre un ” effetto domino”, tende ad unire e non a disgregare e distruggere. 

  • Ti ringrazio di cuore per le domande che mi hai posto, da quella brava giornalista e critica letteraria quale tu sei e che sinceramente apprezzo.
  • Spero di essere stato capace di esprimere bene, ciò che volevi sapere. Ti garantisco che quanto dichiarato corrisponde al mio “pensiero” in tutto e che non cambierei una virgola di quanto detto, in quanto dichiarato con tutta la mia “Onestà Intellettuale”.

Messina, 20 Dicembre 2019 Giovanni Malambrì