(A cura di Sabrina Santamaria)
Il mondo interiore altrui è sempre un campo minato tracciato da una serie di labirinti contorti in cui non si trova una via d’uscita perché, in fondo, sforzarsi di giungere a una “via di scampo” è impossibile se, ormai, siamo entrati in empatia con la sensibilità che alberga nel cuore di un essere vivente; ciò accade, a maggior ragione, se ci apprestiamo a un libro, scritto per lo più da un autore che conosciamo di persona o sui social, avvertiremo sicuramente una responsabilità verso quest’ultimo, noi comprendiamo che quella persona ci sta regalando un frammento di se stesso e noi questi doni li conserviamo con cura per il loro valore inestimabile. Ho avvertito immediatamente di aver varcato una sfera “sacra” quando mi sono accostata a “L’età dell’insicurezza- L’amore supera le barriere” di Gabriella Midili, un’autrice che ha una grande determinazione e ambizione tanto è vero che mi ha esternato con vera passione la sua velleità a crescere letterariamente, ella è colei che brama pedissequamente quel salto di qualità, ovviamente col nostro talento possiamo continuare a crescere affinché ognuno di noi si evolva mediante le esperienze che sono il frutto del nostro impegno costante. Il romanzo di Gabriella Midili è, sicuramente, un flatus vocis di anime che all’unisono creano una sinfonia asincrona(per metà dell’opera) e perfettamente armoniosa alla fine della vicenda che non segue un ordine logico e cronologico infatti sono molteplici i flashback, le prolessi e le analessi nel testo; questi espedienti letterari fanno da corollario a una fatica letteraria “sudata”, “sofferta” e “satura” di emozioni. “L’età dell’insicurezza” è un mosaico costituito da tantissimi pezzi apparentemente scissi fra loro, però vi è un arcano, un punto cruciale in cui i lettori troveranno la chiave di lettura del romanzo. L’autrice e la voce narrante coincidono, il romanzo è anche autobiografico quindi la nostra scrittrice decide senza riserve di confidarsi con colui il quale deciderà di sfogliare le pagine del suo libro, forse solo per curiosità, la sua fiducia verso il probabile sconosciuto che la leggerà non ha confini e nemmeno barriere. Questo romanzo, fra l’altro, lo possiamo inquadrare sotto diverse chiavi interpretative e per certi aspetti mi è sembrato che si avvicinasse al genere giallo, ma in questo caso a investigare è il lettore il quale deve svelare il mistero dell’anima dell’autrice, un mistero fitto e intrigato, nemmeno la psicanalisi avrebbe trovato delle risposte razionali al suo caso, forse accettando che la sua storia è un enigma riusciamo a stabilire il fatidico patto narrativo con Gabriella Midili. L’originalità dell’opera risiede nel contatto, quasi tangibile, che la protagonista dei fatti raccontati, ha con la quarta dimensione; il suo anelito spira all’invisibile, al “paranormale” infatti si tratta di porgere l’occhio e l’orecchio a entità che non sono visibili all’occhio umano, come gli angeli custodi. Colei che narra crede nella voce interiore che la guida a compiere azioni sagge e virtuose che può essere intesa in una duplice veste o come coscienza che conferisce nuova linfa oppure come il Daimon o entità angelica che le sussurra sospiri ineffabili; è colui il quale la nostra chiama Maestro a divenire la contro-voce, quasi l’aiutante fiabesco direi o l’architrave portante delle nuove consapevolezze di Gabri(vezzeggiativo di Gabriella). Il romanzo si regge su tre pilastri ove alla base troviamo la protagonista e il Maestro e al vertice un personaggio di cui non farò menzione perché è la pietra miliare e sarebbe uno spoiler, colui sul quale si sorregge la trama introspettiva di questa storia che oltrepassa ogni confine possibile e immaginabile, chissà il mondo in cui viviamo noi forse è solo uno dei mondi possibili? Spetta a noi scoprirlo, intanto ci delizieremo leggendo “L’età dell’insicurezza” di Gabriella Midili.
Sabrina Santamaria
Fonte: www.sabrinasantamaria.it