È per me un vivo piacere e una grande emozione, in qualità di Vicepresidente dell’Associazione “Cenacolo Letterario Italiano Via 25 Novembre” inaugurare, nell’approssimarsi delle feste natalizie e del Santo Natale, in chiusura anche dell’anno ancora in corso, l’anno bisestile 2020, che tanto ci ha fatto penare dall’inizio alla fine, la nuova Rubrica Letteraria di CefalùArt, con la quale diamo il via a una vera e propria vetrina con articoli di svariato genere. Articoli che spazieranno ampiamente, affrontando non solo tematiche culturali, ma anche temi sociali, mettendo a fuoco gli umori e il sentire umano, in altre parole metteremo in evidenza quella che è la percezione delle persone, per dare spazio alle emozioni e alla morale, la cosiddetta coscienza collettiva, l’analisi dei timori,  delle speranze, delle previsioni,  nulla tralasciando di quella umanità, che sembra essere svanita nel marasma del caos di questo periodo di crisi del 21°secolo che stiamo ancora vivendo. Un percorso già avviato con il Nuovo Genere letterario della Corto-Poesia-Italiana, e del relativo Movimento Culturale collegato. Un itinerario culturale-ideologico di Rinnovamento-Rinascita dell’Io e della sua interazione con la  società. Quella società che deve aprire gli occhi, e rendersi conto di ciò che avviene intorno a sé per porvi rimedio, o almeno tentare di fare dietro front, per dare vita a un fronte unito per risolvere le emergenze. Emergenze non solo di tipo materiale, come la messa in sicurezza del territorio abbandonato al degrado, o la salvaguardia dell’ambiente-natura che, per carità, devono essere curati e tutelati. Ma anche, e con lo stesso riguardo, l’emergenza è mettere a fuoco l’Uomo sia come Io singolo che come l’Io visto nella sua valenza universale, come rappresentante della categoria umanità-mondo nella visione oggettiva-universale, e quindi non solo soggettiva-particolare. L’attenzione per l’uomo visto nella sua veste globale, l’Io pensante a 360°, che deve svegliarsi dal sonno e dal torpore, per prendere in mano le redini del suo destino, e cercare di correre ai ripari. Il nostro itinerario è poi proseguito, dopo la pubblicazione del volume sulla Corto-Poesia-Italiana edizioni Billeci, e la pubblicazione della Prima Enciclopedia della Corto-Poesia-Italiana ed. Billeci, con la successiva pubblicazione del volume in triplice intesa,  dal titolo “THE NAIL “ anch’esso edizioni Billeci,  con la collaborazione di tre membri del Direttivo del “Cenacolo Letterario Italiano”, Barracato-Matranga-Billeci, arricchita dalla traduzione in Lingua Inglese curata da me, per meglio veicolare il volume in tutto il mondo con Poesie, tutte con un’unica voce, di stampo civilizzatore-educativo per mandare il messaggio globale di Ravvedimento e Restaurazione di un’anima universale piena di sostanza e non solo di forma. Trasmettere, insomma, sani principi e valori a cui tutti dobbiamo guardare se vogliamo girare il timone della nave, e non affondare, velocemente, in questo che sembra già essere un inarrestabile immane disastro globale. Emergenza globale, per la quale l’Onu, ha lanciato il Progetto denominato “Obiettivo 12, Agenda 2030”, per richiamare tutte le nazioni del mondo a mettere in campo progetti, idee e operazioni che possano mettere un argine alla piaga del 21°secolo, a ingigantire il senso di responsabilità collettivo per salvare il pianeta e il genere umano. Dopo questa parentesi per chiarire l’intento della nuova Rubrica di CefaluArt, ideata insieme ad altre numerose iniziative già portate a termine con successo, e altre in fase di preparazione-allestimento, sempre mettendo la Cultura al primo posto torno con piacere a trattare il tema del Natale, non potendo fare a meno anche di parlare della peste del 21°secolo, quella che tristemente conosciamo tutti col nome di pandemia da Covid19. Ma prima di iniziare, colgo l’occasione di porgere, affettuosamente a tutti i soci e amici virtuali e non,  a nome di tutto il “Cenacolo Letterario Italiano”, a soli tre giorni dal Natale 2020 gli Auguri per un sereno e Santo Natale e un  altrettanto sereno  Nuovo Anno 2021, nella speranza che questo nuovo anno porti veramente tanta serenità, e che quel mostro che ancora cerchiamo, con tutte le nostre forze, di combattere ed eliminare per sempre,  il Covid 19, finalmente possa essere sconfitto e debellato. In modo da potere riprenderci la nostra quotidianità. Una quotidianità che davamo per normale, per scontata ma che non era per niente banale. Un giorno di sole, una passeggiata, una semplice chiacchierata tra amici, una spaghettata in compagnia con allegre risate, una partita di pallone, o semplicemente andare normalmente a scuola o a fare la spesa al supermercato ora non sono più azioni banali o scontate.  Abbiamo imparato nella privazione, nell’isolamento, nella solitudine, nel divieto di riunirci, nel divieto o timore di fare festa insieme, di darci una stretta di mano, di sorridere, di scambiarci anche un semplice bacio, quanto tali gesti siano importanti, e che da sempre sono ritenuti normali, quasi banali, gesti che durante questo interminabile anno di pandemia ci sono mancati come il respiro. Abbiamo imparato a essere sospettosi, a indossare la mascherina, a sanificarci, a stare in guardia per non ammalarci o fare ammalare qualcuno. Ebbene non è stato per nulla facile vivere il tempo della pandemia, a cui non eravamo preparati. Eravamo impreparati a combattere un virus pandemico. E dire che ce lo aspettavamo, con i tanti film proiettati al cinema che trattavano questo tema. Ma come per tutte le vicende umane, se non lo si prova sulla propria pelle, non prendiamo precauzioni e provvedimenti seri e responsabili per prevenirlo e annientarlo.  Di certo non si poteva, nell’attesa, preparare il vaccino senza conoscere la tipologia del virus, ma potevamo fare prevenzione facendo scorte di mascherine, sanificatori, creando strutture sanitarie adeguate, e di certo non facendo tagli alla sanità. E così abbiamo vissuto due differenti fasi della pandemia. Nella prima fase ci siamo armati di coraggio, soprattutto è stato di grande aiuto il coraggio dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari.  Essenziali gli aiuti di enti assistenziali come la Caritas. Tutti chiamati Eroi in prima linea sul fronte Covid 19. Abbiamo cantato dai balconi mostrando striscioni con la scritta: “Andra’tutto bene” per sentirci uniti malgrado il distanziamento sociale. Abbiamo dovuto spiegare ai bambini perché era necessario indossare la mascherina, e che cosa fosse il virus Covid 19. Operazione non facile, anche far capire loro il perché non potevano andare a giocare con i loro amichetti come prima. Abbiamo visto i nostri anziani morire. Un gran numero di anziani sono morti nelle RSA e nelle terapie intensive, senza poter riabbracciare i propri cari, vecchi abbandonati a sé stessi, lasciati a morire da soli, e soprattutto senza il conforto dei Sacramenti. E i medici costretti a scegliere, tra a chi dare una chance di vivere, e chi invece non potere aiutare per il troppo afflusso di malati, o penuria di letti, col cuore straziato dal dolore, riuscendo a dare loro solo un po’ di conforto mentre li accompagnavano al trapasso. Via via il coraggio ci ha lasciato strada facendo, nella stanchezza di una situazione che si è trascinata per un intero anno senza riuscire a vedere una concreta via d’uscita. La pandemia continua ancora oggi a mietere vittime, alternando periodi di minore contagiosità come in estate, quando tutti abbiamo voluto sperare nella fine del problema, ma era il caldo che impediva al virus la sua maggiore vitalità, a periodi in cui i morti giornalieri sono stati più di mille al giorno, e così per tutti i paesi del mondo. Oggi, in piena fase 2, non siamo più così fiduciosi, anche per la notizia giunta nelle ultime ore dalla Gran Bretagna di una variazione del virus. La situazione ci è sfuggita di mano, c’è chi dice pure che la pandemia è solo un’invenzione per favorire economicamente un paese a scapito di altri, una specie di guerra economica globale. Ma i morti sono reali, nessuna invenzione, molti amici e conoscenti purtroppo ci hanno lasciati. Speriamo tutti in un vaccino efficace, le vaccinazioni partiranno da Gennaio 2021, ma inizialmente saranno a disposizione solo del personale sanitario e delle fasce deboli. Analizzando il fenomeno pandemia, sia dal punto di vista psichico che pragmatico, per fasce di popolazione, interessanti sono i vari punti di vista, tutti ugualmente importanti e gravosi, per l’aspetto sociale e la serenità di ogni persona, la sua soddisfazione personale, sia in senso soggettivo che oggettivo. Problemi che potrebbero acuire la crisi attuale e portare altra confusione, in un momento in cui non possiamo permetterci rivolte, o cadute di governo, o altre emergenze che sposterebbero la focalizzazione dal problema prioritario in assoluto, che è risolvere il problema della pandemia. Iniziando dagli anziani, mi viene in mente la frase “anche i vecchi contano”. Io dico che, non solo gli anziani contano ed essi non sono inutili per la società, ma affermo, e anche con enfasi, che loro sono una risorsa indispensabile, sono le nostre radici, la nostra saggezza e la nostra storia. Sono quelli che hanno formato il nostro Paese Italia, con le loro battaglie politiche, il loro contributo in termini lavorativi, le braccia-lavoro che hanno permesso alla nostra penisola di essere uno dei paesi più industrializzati del mondo, e diventare uno tra i paesi più impegnati in campo culturale, quelli che hanno permesso la diffusione del made in Italy nel mondo, mantenendo forti le nostre tradizioni di lingua e di etnia. E poi con il loro sostegno economico ai figli e ai nipoti riescono a mettere un rattoppo e a ovviare ai difetti e alle mancanze di un lavoro italiano, da sempre precario per le nuove generazioni di famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Molti di questi nostri anziani hanno dovuto fare i conti con l’abbandono, la solitudine, le malattie, da non potere più curare come una volta per paura di andare a fare i controlli in ospedale e rimanere contagiati.  Finendo così in un vicolo cieco, o morire di Covid 19, o morire di altre malattie ugualmente serie, ugualmente pericolose. Avere il timore di morire soli, di non essere assistiti e curati, la paura di non potere dare l’ultimo saluto ai propri cari, di rimanere senza affetto, senza la consolazione neppure di un prete. Qualcuno di loro è stato trovato morto in casa da solo, e della sua morte si è saputo dopo molti giorni dal decesso.  Di altri invece è giunta notizia che stavano morendo di fame perché’ non avevano denaro o nessuno faceva loro la spesa. Per le famiglie povere, dove il capofamiglia ha perso il lavoro, la situazione non è meno grave e difficile. Quelli che il governo chiama “rinforzi” tardano ad arrivare e sono insufficienti per dare sostentamento e sollievo. Non sono pochi i casi di suicidi per disperazione. Anche i giovani studenti, gli adolescenti stanno vivendo un periodo difficile. Gli studenti delle superiori studiano da casa con le video-conferenze che impegnano insegnanti e alunni, e non sono efficaci come le lezioni seguite in presenza, a scuola.  Da premettere che non si capisce perché i compiti sono aumentati a dismisura, e si pretende dai ragazzi una maggiore partecipazione, non tenendo conto del loro morale, del fatto che le spiegazioni siano più difficili da seguire e da capire. Il risultato di questa situazione è uno stress generale, aumentato dal fatto che dobbiamo rimanere quasi sempre blindati in casa, e l’unico svago è guardare la televisione, o chattare con il cellulare, o provare a svagarsi ascoltando la musica, oppure rimanendo ore e ore sui social, perdendo di vista la realtà. Niente che funzioni davvero come uscire con i compagni e amici, stare in loro compagnia e rilassarsi facendo ciò che piace loro, liberamente. Quello di cui infatti il virus ci ha privati è la nostra umanità, della nostra libertà. La lista potrebbe continuare, di gran lunga, parlando anche delle coppie che non vanno d’accordo tra loro e che in questo tempo di pandemia sono costretti a rimanere a stretto contatto, in una convivenza ravvicinata dove, a volte, convivono vittima e carnefice, col conseguente aumento di abusi e vessazioni, stupri e maltrattamenti. A tutta questa situazione va aggiunta la percezione, giusta o sbagliata, che arriva alle persone sull’operato del governo, ritenuto debole, con molti dubbi su come affrontare e gestire l’emergenza e la situazione che muta di ora in ora. Con questo clima di incertezze aumenta il timore di essere contagiati, di non essere assistiti adeguatamente, di rimanere esclusi da un posto in ospedale.  Tutta una confusione che contribuisce a creare stress e uno stato depressivo. Perché se da un lato, alcuni sono asintomatici e vivono la malattia senza gravi ripercussioni, dall’altro vi sono ammalati, e non ci si spiega il motivo, forse c’entra la genetica, finiscono in terapia intensiva, e molti di loro non ce la fanno. Oggi, a soli tre giorni dal Natale, sono state istituite le zone rosse per cercare di evitare ulteriori contagi e nuovi morti. È una certezza che questo non sia il solito Natale, come quello in cui ci scambiavamo regali e vivevamo più di luci, di lustrini, di pranzi e cene, di scorpacciate di cibo e dolci, e ci facevamo scherzi e ridevamo di cuore. Quello che vivevamo non era il vero senso del Natale. Il vero senso del Natale è la Rinascita dopo che ci siamo spogliati dai fronzoli,  dalle bazzecole dei lustrini, e dalla vacuità dei ricchi doni, belli di forma ma privi di sostanza, dalle abbuffate senza ritegno,  per sapere apprezzare la nudità del cuore, il valore delle cose essenziali come l’amore, lo stare insieme in sincerità e affetto, il volersi bene,  il saper perdonare, il saper donare gratuitamente, senza nulla pretendere in cambio, vivere i sentimenti,  quelli veri, quelli buoni che vengono dalla semplicità del vivere e godere di poco, dell’essenziale. Forse, questo aspetto del Natale lo avevamo perso e il rigore di un tempo, come questo che stiamo vivendo, ci ha costretti, nella privazione a riflettere su cosa sia veramente importante. Concludo con la famosa frase scritta da Sant’Agostino nel volumetto “Le mie Confessioni” che tanto fu apprezzato da Francesco Petrarca, e che tanto gli servì a risolvere almeno in parte il suo dissidio interiore: “E gli uomini vanno in giro per il mondo, e non sanno che quello che cercano è dentro ai loro cuori. Dio è dentro di noi e noi siamo parte di Dio. Lui solo sa donarci amore, quello vero. Dobbiamo ritornare alla nostra umanità, quella antica che si viveva ai tempi del primo Natale della storia, alla semplicità della Greppia, alla semplicità dei primi pastori, a credere nel Bambinello Gesù, nella nostra Fede e trovare il segreto per venire fuori da questa terribile pandemia. Chiediamo, tutti insieme, a Gesù Bambino, per questo Natale 2020, che ci liberi finalmente da questa piaga della pandemia. Ci vuole un miracolo, che la stella cometa si fermi sulla Capanna e vi sosti a lungo per dare di nuovo Luce e calore a tutto il mondo ammalato e che ha perso anche la Fede. Gli chiediamo un grande dono, che tutti gli uomini della terra possano nuovamente tornare sereni, che possano ritrovare la speranza nei cuori, per sentirsi più leggeri e potere finalmente ritornare alle nostre bellissime giornate normali. Auguri a tutti voi di vero cuore da parte mia e di tutto il “Cenacolo Letterario Italiano Via 25 Novembre” per un Santo Natale pieno di speranza e di gioia.

Dorothea Matranga:

Vicepresidente del “Cenacolo Letterario Italiano Via 25 Novembre

 Data: 22 / 12 / 2020