Il sorprendente libro
“ 31 e 47 morto che parla” dello scrittore Santino De Luca (Carlo Saladino Editore).

Ho voluto usare il termine

“ sorprendente” perché ogni pagina, in effetti, è una continua sorpresa che, come una nenia, si insinua tra i meandri della nostra mente facendoci assaporare intense e sconosciute emozioni.

Questo libro ci presenta la cruda realtà di Palermo; un capoluogo intriso di arte, di cultura, di sapori, di odori … ma ahimè anche una città caratterizzata dalla presenza indelebile della mafia, della corruzione, della malavita e della delinquenza in genere. Così l’autore, De Luca, ci accompagna per mano tra i vicoli stretti e sconosciuti della vuccirìa, di ballarò, e ci fa respirare le usanze, i costumi e le tradizioni di un popolo che, nonostante i secoli, ha sempre mantenuta viva la sua storia.

Protagonista assoluto è il carabiniere Lucarelli ( un appassionato del famoso agente segreto James Bond) trasferitosi nella città siciliana per lavoro e divenuto palermitano doc, dopo il matrimonio con Simona e la nascita del loro bambino Agostino.

Vorrei soffermarmi qualche minuto sul rapporto tra padre e figlio analizzato e sottolineato dall’autore. Quasi in punta di piedi Santino mette a confronto due generazioni, offrendo vari spunti di riflessione.

In effetti, il ruolo di genitore è uno dei più difficili, soprattutto quando tuo figlio ti chiede aiuto per non cadere dentro a un gioco che potrebbe deluderti molto, pur avendo solo 7 anni.

Il messaggio che arriva diretto al lettore è quello della speranza; sì la speranza che il mondo non segue sempre certe regole, anzi queste molte volte vengono ribaltate dalla coscienza dell’essere umano, dalla sua onestà, dalla sua forza di volontà, dal desiderio di respirare aria nuova, pulita e limpida.

Così Agostino, confidandosi con il suo papà carabiniere, si rende conto dell’importanza della parola amicizia e, senza escamotage bizzarri, raggiunge l’obiettivo che si era prefissato fin dall’inizio dell’anno: diventare il rappresentante di classe.

“ Papà non è perfetto e sbaglia. Solo cerca di farti crescere bene/ Le ricariche che offriva l’altro? Hanno rinunciato a qualcosa di più utile/ A sette anni si sono rivelati più maturi di tanta gente che ne ha quaranta o cinquanta”.

Molto romantico anche il modo in cui lo scrittore parla dell’amore tra Lucarelli e Simona. Lei, una donna molto stanca ed esigente, con un marito piuttosto impegnato e assente. Ma i toni aggraziati di Santino arrivano fino in fondo al cuore di chi legge; il carabiniere ama sua moglie più di ogni altra cosa e, nonostante il lavoro, lei è al centro del suo universo, anche quando pensa di provare un’attrazione particolare per un’altra persona.

“ Per lui Simona era la donna più bella del creato/ Il cielo era stellato e gli parve sciupato per una notte da passare senza Simona”.

Ci vengono presentate le serate autunnali di Palermo, serate calde e avvolgenti che hanno come sfondo la località balneare di Mondello. La città che all’alba si sveglia tra fruttivendoli ambulanti e saracinesche che si alzano, la città caotica che fa finta di dormire, città” traditrice e anche bugiarda”.

Si sente l’odore e il gusto del cibo palermitano; la simpatìa della gente, le risate, i pianti dei bambini, le urla degli automobilisti, il traffico intenso, i colori di una città che, nonostante tutto, rivendica attenzioni.

Ma cosa succede di strano e di inquietante in questo capoluogo? Accade quello che non dovrebbe verificarsi: pizzo, furti, prostituzione, sfruttamento minorile, omertà e delinquenza di ogni genere.

Così da un “ banale” incidente in una casa di riposo, si apre uno scenario agghiacciante di verità celate, di mala fede, di traffici illeciti che solo il carabiniere Lucarelli riuscirà a fare luce.

Ogni particolare è rilevante nel libro; vengono citati moltissimi proverbi palermitani e vengono raccontate alcune leggende. Nulla è lasciato al caso dal nostro Santino De Luca. Viene citato Napoleone, punto chiave di un famoso tassello.

Leggerete di un misterioso gradino del maestoso Teatro Massimo di Palermo, vi affascinerete imbattendovi nella storia della suora che gira dentro al teatro, verrete coinvolti dall’intensità dei sogni, dalla loro valenza e dalla loro importanza. Vi soffermerete a ricordare la legge del contrappasso e vi accorgerete che la lettura vi ha già travolti totalmente!

Il titolo 31 e 47 tradotto significa morto che parla. Ma questo morto a chi ha parlato e perché?

Molto bravo l’autore nel creare curiosità, suspense, mistero e alternare a fatti drammatici e tragici momenti di poesia ed emozione.

Alla fine ci si rende conto che le seconde possibilità esistono per tutti! Succedono eventi che ti conducono a scelte quasi surreali, ma possibili. Vuoi chiamarlo destino? Non saprei, ma una cosa la so di certo: Noi palermitani crediamo a quello che ci dicono i morti e ne facciamo tesoro!

Concludo la mia recensione facendo i complimenti all’autore e consigliandone la lettura. Ci terrei a sottolineare che il linguaggio è scorrevole, ma non troppo, per permettere al lettore di provare lui stesso a trarre le sue dovute conclusioni. C’è molta ironia in queste 239 pagine, un’ironia meritevole di adeguato apprezzamento.

Scrittura esaustiva ed esauriente. Il lettore ne rimarrà coinvolto, catturato e affascinato.

N.B. Chissà se dopo questa recensione, Lucarelli riuscirà a far roteare e centrare il cappello nell’appendiabiti della caserma!!

CITAZIONE:

“Tutto inutile. Pipitò non tollerava neanche che si avviassero azioni legali contro di lui. E’ un uomo schifosamente avviluppato da meschine questioni d’onore. Un essere spregevole, quasi inutile come una bestia”.

Recensione a cura di Alessandra Di Girolamo ©