Con il termine psicologia scolastica si intende quel ramo applicativo che impiega i principi della psicologia dell’educazione, dello sviluppo, clinica e di comunità per soddisfare le esigenze di salute comportamentale e di apprendimento dei bambini e degli adolescenti nel contesto scolastico.
Bullismo e Cyberbullismo sono due fenomeni in netta crescita negli ultimi anni, anche tra le mura scolastiche. Per i genitori, per gli insegnanti, per chi opera nel campo della salute mentale è importante conoscere proprio per contrastarne la diffusione.
La creazione di centri per ascolto all’interno di plessi scolastici, la promozione della fiducia in sé stessi negli studenti, la costruzione di un momento qualificante per la prevenzione del disagio evolutivo e dell’abbandono scolastico, l’incoraggiamento del processo di orientamento della persona e la cooperazione tra scuola e famiglia, possono essere processi e fattori di prevenzione verso chi è “più debole”.
Oltre all’aspetto psicologico, questi due fenomeni, così come ogni qualsiasi altra forma di violenza, colpiscono il soggetto anche dal punto di vista fisico, portandolo appunto ad “autolesionarsi”.
Il mio nome è Magda e sono una ragazza che ha alle spalle una grande storia di riscatto sociale: attraverso lo sport e con l’aiuto di persone competenti sono riuscita a diventare un’altra persona, riuscendo anche a sfogare una rabbia che fino a quel momento non ero riuscita a tirar fuori e, come io stessa posso affermare e confermare, “Sono tanti i ragazzi che ancora oggi, per vari motivi, non riescono a tirare fuori tutte le proprie angosce, paure e ansie che vivono all’interno”.
Tematiche che mi hanno portato, negli ultimi mesi, nella mia città, Messina, a richiedere di occuparmi anche di mediazione scolastica e, pur non avendo titoli a riguardo, ho provato ad avviare progetti, proprio per combattere questi fenomeni, anche rivolgendomi ad autorità competenti nell’ambito della assistenza sociale minorile.
Richieste rimaste inascoltate, con le famiglie che spesso difendono i proprio figli dietro l’ombra della buona condotta tra le mura domestiche e i modelli della famiglia perbene. Bulli però si , pur non avendo specifici titoli, difesi dai propri genitori, poiché nel soggetto che compie atti verso i più deboli, spesso vi è un complesso di inferiorità che lo porta a prevalere sul prossimo. Tematiche che riportano alla ribalta a quanto successo proprio a Messina, con la scomparsa di un 17enne, trovato il giorno dopo la denuncia di scomparsa dei genitori, deceduto e con le cause ancora da chiarire. Sembrerebbe un caso di suicidio, ma cosa spinge un un ragazzo di 17 anni al suicidio?
Credo che attori sociali e politici dovrebbero attuare una politica del “fare” e non crearsi solo il consenso attraverso lanci di slogan o progetti che già io stessa avevo pensato bene di attuare nel mese di novembre e che mettono in risalto le criticità del modello scuola di cui siamo tutti a conoscenza.
La notizia della morte del giovane si è sparsa velocissima. Tra amici, docenti, compagni di scuola e familiari c’è molta incredulità. Anche io sono rimasta incredula e sconvolta dalla notizia, poichè ho cercato e provato ad avviare un percorso formativo all’interno delle scuole diverso dai soliti e, come spesso accade, la mia richiesta è rimasta inascoltata.
Credo di meritare ascolto, credo che questi giovani meritino ascolto, così come meritava lui, il giovane Manuel di soli 17 anni, che forse si è spinto verso un gesto estremo perché proprio inascoltato e come tanti, non riusciva a far venire fuori le angosce che da dentro lo opprimevano. Aiutiamoli, chiedo solo questo.
Magda Amassafi