Di luna, corrosa luce
con ali di vento scende
e migra la voce
d’un vecchio campanile.
Strada già vuota
che si fa prato,
sentiero che mai dorme
la via per i sepolcri,
non è così lontana
dalla finestra d’un cortile.
E risale il nome
l’errante preghiera,
il dono fugace
di lumini accesi,
vivo sollievo che svela
un riflesso d’anime
in consumata cera.
Ma c’è un soffio
che c’innalza sull’orlo
e il nero scioglie
le chiome nella notte,
le lucciole a dimora
nella via che s’interrompe
tra le suppliche del giorno.
Ma tu sei l’altra
che pesa il dolore,
la mano senza volto
crudele nell’andare.
Ora che ci segui
senza nulla dire,
in questo tempo
che più non ricordo,
portami dalla mia amata
con ali di vento
sulle rose all’imbrunire.
Pietro Vizzini