LA PANCHINA

La panchina dove Miriam ama sostare dopo la quotidiana corsa prima di recarsi al lavoro è sempre lì ad attendere i suoi cinque minuti di pausa prima di ritornare a casa.

Miriam l’ha chiamata Anna e ad essa confida i suoi pensieri quotidiani.

Vi sono anche altre panchine lungo quel viale alberato di arbusti, anch’esse occupate da anziani che si fermano a chiacchierare tra di loro, o semplicemente si siedono per farsi accarezzare da qualche raggio di sole, oppure per guardare qualche passante frettoloso tramandone strane congetture, ma tra tutte è Anna, la panchina che Miriam predilige.

Anna da sempre ascolta e custodisce tanti segreti.

Le confidenze che di solito si scambiano le amiche, gli abbracci e i sussurri degli innamorati, i fugaci incontri degli amanti.

Ma molto spesso riesce ad intuire i pensieri di coloro che amano ascoltare il rumore della loro mente mentre respirano l’aria salubre del primo mattino che si scalda e si profuma dell’aroma del caffè e di cornetti preparati dal garzone del bar che si trova di fronte al viale.

Anna assimila, ascolta, custodisce e tace.

A volte anche Miriam le fa dono delle sue confidenze, della sua ritrovata serenità accanto a Stefano.

A distanza di due anni la relazione tra i due giovani naviga con il vento in poppa.

Sul viale alberato di castagni, laddove Miriam è solita sostare in compagnia di Anna i ricci cadono fermandosi a terra.

E’ l’annuncio di un autunno ormai imminente, che veste le foglie degli alberi di colori variegati. L’aria del mattino è sempre più pungente, il viale comincia ad animarsi dei primi passanti, degli amanti della bicicletta che percorrono chilometri di pista ciclabile, degli appassionati dello jogging che, come Miriam si alzano molto presto la mattina per poter scaricare le tensioni fisiche e mentali attraverso un esercizio fisico – Mens sana in corpore sano come dicevano una volta i latini.

E poi ci sono loro, i nonni felici che portano a spasso i nipotini e si fermano insieme a loro a gustare un buon gelato prima che la rinomata gelateria del viale dei castagni chiuda i battenti per la pausa invernale.

Tante vite, tante storie percorrono quel viale ogni mattina. Storie uguali e diverse.

Che se ne dica, Anna è testimone della vita che scorre davanti a lei, la stessa che cammina, si siede, riflette e poi ritorna ai quotidiani affanni.

Una stagione viene, l’altra va. Che meraviglia, l’Autunno. Anche sul viale alberato di castagni le foglie si stanno ormai indebolendo, si salutano l’un l’altra per poi tuffarsi nella loro ultima danza che, piroettando, lentamente, le depositerà a terra assieme a tante altre.

Anna è sempre là, fortuita testimone e silente spettatrice di storie incredibili. Se solo potesse parlare, chissà quante ne avrebbe da raccontare. Pezzi di vite straordinarie, errori, amori da ricordare e quelli impossibili, vivi e sempre presenti, come la storia fugace di Svenja e Ranieri,in vacanza in quel magico borgo, a spasso lungo il viale alberato costeggiato dai castagni. Prepotenti insicurezze, delusioni, nuvole in viaggio e grandi solitudini.

Su una panchina ci si può sedere e osservare il mondo che gira intorno, o più semplicemente ci si siede per leggere dentro sé stessi.

La maggior parte delle volte si cerca una panchina per una sosta, un sostegno, per poi aggrapparci a qualcosa che ci sorregga, ma che non troviamo lì.

Dicono che a Central Park si possono adottare. E ognuna di esse è dedicata a qualcuno.

Ma Central Park si trova dall’altra parte del mondo. Da quest’altra parte non ci sono panchine dedicate a qualcuno. E tutti ne abbiamo una.

Anna appartiene a chiunque voglia sedersi. Sorride e saluta l’Autunno, con un sorriso che appartiene a chi ne ha sentite tante, con la consapevolezza che prima o poi tutto rinasce.

Rinasceranno nuovi amori, alcuni da vivere e altri da ricordare, alcuni impossibili che dureranno per sempre, pezzi di vite straordinarie, delusioni, nuvole in viaggio, solitudini e nuove storie da raccontare.