Sud

Radici,

quelle fluttuanti appendici

che ancora non ho piantato,

in quel mio errare vagante

alla ricerca incessante

di un suolo amico

dove farle attecchire.

Dialetto,

quelle parole semplici

che san di radici,

di risate complici

e di momenti felici,

quell’idioma nostrano

che io non conosco,

e che imparare non posso,

nel mio periplo erratico

come un uccel di bosco.

Nasco dal sud

ma nel sud non cresco,

eppure, se ci penso,

è proprio nel sud

che mi riconosco.

Sicilia paterna

perla di storia e di cultura eterna

altera e fiera della sua gloria

piena di orgoglio ma non di boria.

Materna Calabria

povera e malandata

tra mani sporche soffocata

pura e indomita

è la tua natura

che da sempre

mi ha soggiogata.

Terre delle mie viscere

non mi avete vista crescere

ma vi porto nelle mie vene

perché il fluido che mi percorre

è rosso sanguigno

come il succo delle vostre arance,

dal gusto dolce e amaro

come le lacrime sulle mie guance,

gocce d’anima e di passione

di folli entusiasmi

e di dolorose pene.