Il silenzio dell’ispirazione

Mi protegge il silenzio e

quel muro eretto

a cingere i miei fianchi di pastafrolla.

È amaro il calice che ogni giorno ingoio,

è sterile il sole, privo di forza generatrice…

il mio andare è lento

nel tessuto tramato a vuoto

dalle parole.

Ripenso…ai giorni in cui

batteva il cuore per ogni rigo,

ogni verso s’innestava con le radici

sepolte nelle zolle gravide e feconde,

adesso è acre il presente delle idee

fuochi spenti e ceneri coprono voragini

di gironi quasi danteschi.

Come ho osato, in passato,

cantare l’amore, offrendo ceri e fiori

all’altare del sentimento?
È forse questo il baratro del peccato?

Rimango in attesa di risposte, mentre

vivo ancora nello spasimo dei ricordi

che dipingono la mia sconfitta.

FINA D’IGNOTI