“SARA’ PROPRIO LEI?”: IL GIOVANE SCRITTORE MATTEO MOLINO ESORDISCE NEL MONDO ARABO

Il giovane scrittore Matteo Molino, che nel 2022 ha esordito con i due romanzi pluripremiati “Profugo” e “Il raggio di luce”, già pluripremiati, si farà presto conoscere anche nel mondo arabo. Lo scrittore, in seguito ad una vittoria ad un concorso organizzato dalla Aletti Editore, ha vinto la possibilità di pubblicare un proprio racconto in arabo. E a curare la traduzione sarà nientemeno che il grande poeta libanese Hafez Haidar, noto per la traduzione de “Le mille e una notte” in italiano (2001) e per essere stato candidato al premio Nobel per la letteratura”.

“Quando ho ricevuto l’offerta della Aletti Editore ero incredulo” afferma Molino “avevo sempre cercato la possibilità di tradurre le mie opere in una lingua molto più diffusa dell’italiano, ma non sapevo da dove cominciare. E la Aletti me ne ha dato l’opportunità”.

Il racconto verrà pubblicato tra pochi mesi, e sarà in arabo con il testo originale italiano a fronte. Sarà disponibile sia in cartaceo che in digitale, e il link per acquistarlo sarà presto reso pubblico.

“Il racconto” ci dice Molino “tratta di un giovane stagista, che sta facendo rapidamente carriera in un’azienda di compravendita di immobili storici, ma sente da tempo una forte inquietudine, e pensa che nella sua vita manchi qualcosa, qualcosa di forte, che non sa spiegare. Poi, di colpo, nella sua vita irrompe un lampo: è una ragazza conosciuta sul posto di lavoro, e se ne innamora subito. A quel punto, però, avrà solo poche ore per decidere se dichiararsi a lei, e lasciare così le sue opportunità di carriera; oppure cercare di dimenticare quella scintilla, e vivere il resto della vita con il rimpianto di un’occasione persa”. Il resto della vicenda, ovviamente, si scoprirà solo leggendo. No spoiler!

“Il racconto parte da uno spunto fortemente autobiografico” narra Molino “nel mio primo stage, alla reception di un hotel, anche io ho avuto una forte infatuazione per una ragazza, anche lei in tirocinio, che sarebbe stata lì solo per pochi giorni. Volevo conoscerla di più, ma sono stato ostacolato dal ruolo che ricoprivo, dall’etichetta, dal datore di lavoro; e quindi ci siamo persi di vista, non ho potuto approfondire la conoscenza”. E da quell’esperienza, dunque, è nato il racconto. “Io credo che nella vita ognuno debba seguire il bello ed il vero che vede, perché alla fine l’amore che avremo dato avrà più valore della carriera o dei risultati professionali. Chiaramente, anche il lavoro è fondamentale; ma dobbiamo avere il coraggio di aprirci agli altri. Io spesso, nella mia città, vedo le persone passarsi accanto senza notarsi, con indifferenza, persino spintonarsi senza chiedere scusa. Nel nostro individualismo, spesso vediamo gli altri come un accidente, un contrattempo a cui non fare troppa attenzione. Eppure, dobbiamo guardare a chi ci sta intorno con occhi più attenti. Consapevoli che, in ogni momento, nella nostra vita può capitare il miracolo. In ogni istante potremmo incontrare le persone destinate a cambiare la nostra vita, a farci acquisire uno sguardo più puro e saggio sulle cose”.

Ma perché tradurre il racconto proprio in arabo? “Credo fermamente nel dialogo interculturale, soprattutto in quello con il mondo islamico, con cui siamo sempre più in contatto nella vita di tutti i giorni. Con quest’altra cultura non dobbiamo aver paura di dialogare, perché in questo modo possiamo allargare le nostre vedute. In particolare, l’Occidente e l’Islam spesso divergono sulla visione del ruolo della donna; eppure io sono convinto che l’amore per una donna, se vissuto pienamente, possa migliorare ogni uomo, e che, parlando di amore, tutti i popoli potranno essere sulla stessa lunghezza d’onda. L’amore è una lingua universale, che ci avvicina e spezza barriere”.